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 "Il Ciclone A.Corvino"

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R I V I S U A L I Z Z A     A R G O M E N T O
1953 Non volermene,Caro Amico AC...intanto spero che tu stia bene e che l'assenza dal Forum sia dovuta a cause non di salute.
E' legittima questa mia curiosità sulla tua latitanza nel lanciare argomentazione in questo Forum ,come penso anche gli altri amici si siano posti la stessa domanda.

E' legittima perchè,come una meteora e con gli stessi effetti,avevi trascinato dietro di te tanta gente con argomentazioni intelligenti e di interesse generale per il paesello;Oppure come quel popolare film.... "Il ciclone" dove l'autore sottolinea,quasi esasperandola,la tranquilla e tediosa vita di quel borgo di campagna toscana,sconbussolato,poi,dal sopraggiungere di alcune splendide e sensuali donne appartenenti ad una compagnia di itineranti,come per l'appunto, solo un ciclone e la sensualità femminile sono capaci di scombussolare.
Non fraintendermi,non ti paragono a quelle sensuali femmine,sottolineo solo gli effetti di quell'accadimento,come in qualche modo lo è stato il tuo fuggente passaggio nel Forum.
Ora le domande che mi sono posto sono due,la prima è: si sono risolti tutti i problemi richiamati nei tuoi interventi!!?? oppure hai pensato di affrontarli in altro modo senza condividerli in questo forum!!??
Francamente non so quale delle due soluzioni auspicare....forse ,tutto sommato la prima.
cari saluti,

1953

Modificato da - 1953 il 23/05/2007 08:55:39

angelo corvino Caro 1953,
prima di tutto sono stato contento di leggerti. In realtà la mia assenza dal forum ha diverse motivazioni: la prima, quella più importante, è che il mio tempo libero, purtroppo, si restringe sempre di più. Spesse volte quando sono davanti al PC mi manca il tempo materiale di leggere il forum e d'intervenire; la seconda è che ho provato a lanciare argomenti di discussione e provocazioni ma il "feedback" non è stato quello sperato. Nel senso che mi aspettavo delle reazioni, positive o negative che fossero, ma queste non sono mai arrivate. Dietro i miei post, quasi sempre, non c'è stata nessuna risposta. Evidentemente gli arogomenti non sono di gradimento al resto dei partecipanti alla discussione, in tal caso il buon senso mi ha imposto di fare la cosa più ovvia: stare zitto e non perseverare. Evidentemente per molti le cose importanti sono altre. D'altra parte non può essere diversamente, visto lo stato di generale degrado in cui versa buona parte della società montecalvese. Una società che, di fatto, non esiste e che riesce solo a dividersi sulle cose inutili. Tra le altre cose, ultimamente ho assistito a diversi dibattiti dei quali, francamente, non ho capito il senso. Qualcuno addirittura è arrivato a dire che ci sarebbero strade cittadine che non meriterebbero di essere asfaltate perché non ci passa nessuno, come se i residenti non abbiano il diritto di avere una strada che serva le loro abitazioni. Mi spiace, io credo di appartenere ad un'altra corrente di pensiero: quella che preferisce mantenere la propria autonomia intellettuale e di giudizio, senza farsi prendere dal livore politico che connota, ancora una volta, la nostra società. Spiace che, di contrappasso alle argomentazioni di basso profilo, sfuggano al dibattito argomenti che, invece ritengo sarebbero assolutamente determinanti per lo sviluppo sociele ed economico del nostro paesello. Non me ne volere, caro 1953, ma io credo di potermi permettere di chiamarlo affettuasamente così, perché, almeno fino ad ora, ho deciso di viverci e di costruirci faticosamente impresa, con tutte le piccole o grandi conseguenze economiche e sociali. Ritengo, però, che chi ha gettato la spugna ed è andato via, non sto qui a sindacare se avesse o meno altre scelte, debba avere abbastanza stile da non disprezzare. Sai forse a Montecalvo mancano la "classe intermedia" e quella dirigente perché, nel passato ed anche oggi, chi ha "elevato" il proprio grado di istruzione ha preferito approdare, sia chiaro legittimamente, in mari già pescosi anziché rischiare nel tentare di costruire attività economiche nel posto in cui era nato. Capisco che per alcuni non c'erano alternative, allora da chi è andato via sono bene accetti consigli e proposte, ma stiamo bene attenti a non sfociare nel disprezzo, perché commetteremmo un errore gravissimo. Ricordi il detto "curnuti e mazziati"?. Comunque tanto per farti contento ho deciso di riprendere un po' di post che ho letto nel forum per dar vita ad un altro dibattito, almeno lo spero.

Ciao

Modificato da - angelo corvino il 24/05/2007 14:37:39

MC “Ritengo, però, che chi ha gettato la spugna ed è andato via, non sto qui a sindacare se avesse o meno altre scelte, debba avere abbastanza stile da non disprezzare.” Ma sì, non perdiamo tempo a sindacare! Tanto andare via per scelta o per necessità è proprio la stessa cosa! Questa, caro Angelo, è una caduta di stile che sinceramente mi dispiace!
Cordialmente, Mario CORCETTO

Modificato da - MC il 24/05/2007 19:37:56

Modificato da - MC il 24/05/2007 20:24:21

angelo corvino Caro Mario,
credo sia opportuno che, anziché estrapolare una sola frase, legga l'intero scritto. Non era assolutamente mia intenzione criticare chi ha scelto, o è stato obbligato, di andarsene. Volevo solo chiarire che chi se n'è andato, ripeto legittimamente (le scelte di vita non sono sindacabili) non dovrebbe usare toni di disprezzo verso il posto che gli ha dato i natali, magari additandolo di arretratezza. E' fin troppo ovvio come l'arretratezza culturale, economica e sociale sia dovuta anche all'emigrazione che ha portato via le energie giovani, delle quali buona parte era anche istruita. Ma chi pensate che debba ammodernare Montecalvo? Chi nella vita non ha nemmano la più vagha idea di cosa sia un microprocessore? Sarebbe interessante che questo forum facesse anche un'analisi della popolazione residente. Quanti sono i laureati effettivamente dimoranti a Montecalvo, quanti i diplomati, quanti i pensionati con basso profilo d'istruzione? Beh! se tentassimo di fare questo allora già inizieremmo a fare un passo avanti per comprendere le dinamiche della politica montecalvese degli ultimi 40 anni. Magari ci accorgeremmo che la "domanda" di servizi efficienti e moderni è limitata a qualche centinaio di persone. Per il resto si tratta solo di richieste di assistenza domiciliare. Bene questo credo sia il reale punto di partenza. Ripeto, non mi addentro nella ricerca di responsabilità ma nella vita un pizzico di coraggio ci vorrebbe. Oggi è fin troppo paradossale che chi è andato via, contribuendo di fatto all'impoverimento culturale e sociale, venga a dare lezioni su come si dovrebbe fare. Credo che se avesse voluto avrebbe potuto fare nel posto in cui è nato. Tutto qui. Magari non c'erano le condizioni, allora ha fatto bene ad ad andare via, ma questo non lo autorizza a disprezzare. Magari dovrebbe suggerire, ma senza issarsi su un piedistallo dal quale pontificare.

avvbell Solo per confutare brevemente una osservazione in fatto contenuta nell'ottimo post di Angelo, condivisibile sotto ogni altro aspetto. Non credo che in termini di proporzione laureati-professionisti/numero di abitanti Montecalvo abbia nulla da invidiare ad altri paesi (soprattutto del Nord). Del resto basta assistere alla manifestazione annuale organizzata dalla locale parrocchia (mi sembra che si intitoli "Disputationes Pompilianae") per rendersi conto di come i giovani laureati ogni anno non manchino. Altra osservazione (che scaturisce direttamente dalla prima) è che,nonostante certa bieca veterosinistra continui ad affermare a livello nazionale che è paralizzato il progresso intellettuale nelle classi meno abbienti (cioè che è difficile o impossibile per chi proviene da una famiglia meno agiata laurearsi e fare carriera), personalmente noto che gran parte dei ragazzi neolaureati del nostro paese provengono da ceti medi se non addirittura dall'entroterra rurale. E' consolante vedere che figli di contadini e di operai (probabilmente anche grazie ad enormi sforzi dei loro genitori) si propongano come affermati professionisti, senza nulla invidiare in termini di preparazione e professionalità ai figli di avvocati, medici etc. Dove invece credo che Angelo abbia ragione è nello sferzare chi, dall'esterno e senza vivere la realtà territoriale, si limiti a muovere critiche (quasi come se guardasse dall'alto in basso ciò che succede in paese) ma non credo che l'osservazione riguardi molti dei nostri iscritti, i quali, mi sembra si pongano quasi sempre in maniera costruttiva. Quanto alla necessità di dover scrivere un post per il sol motivo di tenere alta la bandiera del forum ribadisco quanto in precedenza già cennato: ritengo che si debba scrivere quando vi sia qualcosa da esprimere alla collettività degli utenti, rifuggendo dalla tentazione di fare del forum una vetrina per la propria saccenza, o peggio uno specchio di Narciso.
Un abbraccio a tutti.

Giuseppe Bellaroba.

Modificato da - avvbell il 25/05/2007 09:47:05

1953 Miei cari,Angelo e Mario da quello che è dato capire, siete due persone intelligenti e preparate oltrechè di buon senso,però devo rilevare che siete caduti nella trappola dei luoghi comuni dello stereotipo;
Assolutamente condannabile chi intervenendo in una discussione non fa altro che criticare e condannare a priori, con fare fazioso che non porta da nessuna parte, a prescindere che costoro vivano al paese o fuori dal paese :il luogo dove si vive non centra con il buon senso e poi non esiste da nessuna parte il paradiso terrestre.
Intanto,caro Angelo,non mi è chiaro il perchè hai voluto richiamare l'attenzione su chi è andato via dal paesello:la mia curiosità era limitata al fatto di non leggerti più in questo forum;
Però visto che hai affrontato il problema emigrazione parliamone:è un problema complesso e di non facile comprensione....per inquadrare bene il fenomeno prendiamo ad esempio l'attuale emigrazione dai paesi meno fortunati del nostro:Africa,medio oriente,est europeo ect.Per essere coerenti con il tuo pensiero,cosa diciamo a questa gente che non devono muoversi dal loro paese, sennò possono essere tacciati di gettare la spugna? certo, potrebbe essere anche così,a condizioni però che al loro paese ci fosse di che vivere;secondo il mio punto di vista,invece, è esattamente il contrario:se rimanessero al loro paese,allora si che getterebbero la spugna, perchè restare sarebbe la fame!!non so se è chiaro il concetto!!??
Certamente l'emigrazione(anni 60\70) dal nostro paesello,non era motivata dalla fame, ma dal desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita che il paese,allora,non poteva garantire e,forse, nemmeno oggi è in grado di farlo, se non per pochi.Era proprio questo il punto,caro Angelo,non c'era posto per tutti:al paesello,come tutte le piccole realtà di provincia,c'era un consolidato sociale che non si riusciva a modificare,il contadino e i figli dei contadini,potevono solo continuare a fare i contadini,mentre il dottore, il farmacista, il sindaco e loro figli entravano quasi di diritto(come un diritto successorio)nei mestieri dei loro padri.Comprenderai quindi che per i figli del popolo alternative al loro status non c'era se non quella di cercare altrove.Oggi forse è un po diverso grazie anche alle innovazioni tecnologiche è possibili attivare inizianìtive imprenditoriali da qualsiasi parte si viva.

Poi,si possono trovare anche altre giustificazioni di natura filosofica:c'è chi ha una concezione statica della propria vita(nasce vive e muore allo stesso posto) e chi è più dinamico, nel senso che è meno attaccato alle proprie origini, ha esigenza di vedere e scoprire altro.Se i Romani avessero avuto una concezione statica della loro esistenza non sarebbero diventati quello che sono diventati ect.

Perciò caro Angelo non è un crimine ne gotardia o rinunzia andare via,a prescindere dalle cause,conta invece la partecipazione,condivisione e sopratutto ragionevolezza,poi dove si è fisicamente poco importa e aggiungo,non pensare che Milano, Torino,o Tokio non abbiano i loro problemi, certamente diversi di quelli del nostro paesello(anch'io posso permettermi di chiamarlo tale,in fondo ci sono nato e vissuto per 17 anni e mezzo) ma sempre di problemi si tratta.
cari aluti,

1953

Modificato da - 1953 il 25/05/2007 09:56:35

Modificato da - 1953 il 31/05/2007 11:37:10

MC Caro Angelo, io condivido certamente l’impianto di fondo del tuo post, ce lo siamo detti già trattando di un altro argomento. Non mi trovo d’accordo, e te l’ho voluto dire, su quella frase, secondo me infelice, che sembra dare quasi del codardo a chi è andato via (è questa l’immagine che evoca il gesto di gettare la spugna). Tu sai bene che non è così, e meglio lo hai precisato appresso. Io che ho i segni dello strappo subìto abbandonando Montecalvo (per dirla con quella stupenda pennellata di Sorrentino), sebbene per scelta - mi interessava molto il lavoro che faccio - non sono tanto sicuro su chi il detto “cornuto e mazziato” meglio si attagli! Non saprei dirti a chi è necessitato un coraggio maggiore! Sono, anzi, certo tra molti di quelli andati non mancasse la determinazione per misurarsi con l’impresa, ma non avendo nemmeno un minimo per iniziare, hanno dovuto desistere. Si sa, la differenza non sempre la fa la virtù personale.
Sull’altra questione, quella della facilità di critica di chi vive fuori, mi viene da dire che, se uno è in buona fede e dice le cose con l’intenzione di concorrere a costruire qualcosa, la lontananza può favorire una visione diversa e aiutare ad inquadrare il problema sotto un’altra angolazione. Certo qualche volta può esserci anche un po’ di rudezza ma, t’assicuro, è umano dispiacersi ed arrabbiarsi, nel vedere che chi ha avuto la fortuna di vivere a Montecalvo sembri non rendersi conto che ha il dovere morale di amare e rispettare la propria terra, più di chi se ne è dovuto allontanare.
E poi, per chiudere, non sarebbe più intelligente e costruttivo confutare direttamente le idee non condivise? Perché si deve continuare a parlare a nuora, perché suocera intenda? Per esempio, a Bellaroba mi viene di dire che nel suo post c’è un “addirittura” di troppo!
Cordialmente, Mario CORCETTO


avvbell lungi dall'essere polemico (anche per l'uso ludico che amo fare di questo strumento) devo però replicare che , a mio sommesso avviso, è di troppo anche l'indugiare in maniera anacronistica su argomenti di pietistica rivalsa sociale, sulla condizione di una classe operaia che probabilmente non esiste più (oppure è relegata ai ricordi dei nonni) ed infine sulle traversie dei nostri emigranti che nessuno disprezza ma che non penso possano essere condivise da chi non ne è stato mai partecipe. Ritengo piuttosto che tra le righe serpeggi un certo malcelato rancore nei confronti di chi tutto sommato si è arrangiato rimanendo al paesello, misto semmai ad un desiderio di rivalsa che tutto sommato potrebbe anche essere positivo. Per il resto nulla da dire sulle potenzialità intellettuali e sulla competenza degli interventi. Un abbraccio.

Giuseppe Bellaroba.

MC Certe espressioni nei confronti delle classi rurali collocano fuori dal tempo chi ancora ne fa uso, non certo chi le stigmatizza!
Non nutro rancore per nessuno. Ho, invece, sentimenti di stima sincera per chi, con le proprie forze, è riuscito a crearsi un avvenire rimanendo a Montecalvo (è tra i miei pochi veri amici Alfredo Cavotta) e di commiserazione sia per chi, pur di rimanere, ha accettato pesanti compromessi sia per chi si fa forte di posizioni ereditate.
Mi dispiace che non si faccia esercizio di immedesimazione che, secondo me, potrebbe solo migliorare il sentire delle persone.
Cordialmente, Mario CORCETTO


avvbell per mio conto ho ereditato solo la buona educazione, l'equilibrio ed il rispetto per le persone siano esse di lignaggio ereditario o di umili origini. Non commisero niente e nessuno ma non sopporto proprio la frustrazione spesso foriera di una insana voglia di rivincita, solo perché malamente indirizzata. Ma questo è un'altro discorso : qui scriviamo solo per diletto. O no? Cordialmente.

Giuseppe Bellaroba.

MC Ma perché si altera? Io dicevo così, per dire. Proprio per diletto!
Cordialmente, Mario CORCETTO

avvbell ma mica ci stiamo alterando! Stiamo solo rimanendo ognuno nella propria posizione. Sia essa ereditata o meno. Del resto in casa mia i compromessi si fanno solo quando si stipula qualche contratto di compravendita. Ma magari sarebbe preferibile che la discussione tornasse sulle argomentazioni iniziali di più vasto interesse. Per esempio sarei stato felice di sentire sull'argomento una persona appassionata ed equilibrata allo stesso tempo come PAOLO PARRELLA. Chissà se ogni tanto getta uno sguardo al forum? Un abbraccio.

Giuseppe Bellaroba.

Modificato da - avvbell il 27/05/2007 09:36:17

paolop Caro Peppo,
guardo almeno 3 0 4 volte al giorno il forum, ma non scrivo per scelta.
Adesso lo sto facendo perché mi hai citato direttamente.
Il sito che stavo realizzando su Montecalvo l'ho chiuso mesi fa.
----------
Noto in questo forum (ed anche in altri) polemiche continue, spesso fini a se stesse e a me questo non piace.
Molti scrivono, proprio come tu dici per "narcisimo" (a volte anche io).
----------
Vorrei solo dire, dopo aver salutato tutti con affetto, che con la polemica non si costruisce nulla,
parlando male degli altri si distrugge solo,
e che " a ben pensare" è molto facile.
---------
A Montecalvo non occorrono parole, ma fatti.
I fatti si costruiscono con il sudore e la passione, i sacrifici,l'impegno e l'ingegno.
---------
Oggi, se un giovane vuole, a Montecalvo può lavorare tramite Internet, anche se non frequenta corsi di laurea e senza comprare nessun libro.
Questo, per esempio, potrebbe permettere a molti giovani di lavorare dal proprio paese.
Molte aziende potrebbero vendere, sempre tramite il web, i fantastici prodotti montecalvesi a tutto il mondo (olio,prosciutto,vino,pasta,dolci).
Conosco siti di altri paesi che fanno questo e che stanno facendo una fortuna.
Non occorre molto...
E sono solo degli esempi.
---------
Vorrei dire a chi mi conosce che ho avuto una bambina (ora ha tre mesi) di nome Nicole.
---------
Ciao Pè e grazie per il pensiero!

avvbell Grazie a te per la razionalità, la concretezza, il buon gusto dei tuoi interventi, sempre alieni dai filosofeggiamenti sterili. Credo che Montecalvo avrebbe bisogno di persone come te. Al progetto di vendere sul web prodotti montecalvesi avevamo pensato da tempo con il buon Franco ed un gruppo di amici ma per realizzarlo ci vuole uno zoccolo duro di persone che si occupino solo di quello perché richiede tanto impegno e responsabilità. Il mio cruccio più volte esposto è che le potenzialità migliori non possano collaborare perché sono fuori. Quanto all'intento polemico che spesso traspare dal forum credo che vada solo calmierato ma non eliminato del tutto perché spesso è l'unico stimolo per alcuni pur validi utenti alla loro partecipazione al forum. Goditi la tua bella famiglia e baciami la tua piccina.

Giuseppe Bellaroba.

DonnieBrasco Augurissimi Paolo per la tua bimba....un grande abbraccio...saluto il sempre ottimo avvocato e mario corcetto, e anche io leggo sempre il forum ma non mi va di scrivere per scelta visto che non sono all'altezza di qualche luminare del web che condivide il forum...


Con Affetto
Antonio Pappano

Il Vasco della Romagna

avvbell Caro Antonio, qui gli unici lumi che si accendono sono quelli delle processioni! I tuoi interventi ci mancano, anche sotto l'ottica della qualificata imprenditorialità oltre che della indiscussa simpatia di cui sono pregni. Peraltro abbiamo pensato di costruire a Montecalvo migliaia di villette vista mare (come a Rimini) e di aprire la caccia alle tedesche nel periodo Maggio-Settembre (come per il pesce spada) perchè il prof.Antonio Albanese ci ha insegnato che c'è un'unica molla che muove l'economia: 'U PILUUU! Un forte abbraccio.

Giuseppe Bellaroba.

1953 L'autoesclusione, da determinati contesti e a condizione di superficialità e poco stile del messaggio proposto, è apprezzabile perchè solleva alcuna utenza da imbarazzo, oltre a caratterizzarsi per il poco o scarso insegnamento o arricchimento per gli altri e pertanto perdita di tempo,con l'ulteriore aggravante di diffondere nell'"etere" cattivo gusto, generando, nel lettore non indigeno, un'idea negativa per tutta la c.d. Irpinia; Ergo, mossa intelligente...tutti ne trarranno beneficio in termini di immagine, prima su tutti l'Autoescluso.
L'espiazione è un bel gesto e in quanto tale pregevole.

D'altro canto potrebbero sin'anche mancare le leggerezze e i tormentoni di alcuna utenza...in fondo, è esecrabile un'esistenza piena di filosofeggiamenti sterili di alcun'altra utenza...cosa mai può insegnare la filosofia se non la noia ed affaticamento intellettivo??!!
Evviva la leggerezza... crepi l'impegno la ragionevolezza e il buon gusto;tanta vita ai piccoli circoli di pochi e soliti buoni amici che sanno ostentare il buon vivere terreno, che sanno difendere e difendersi a drappello contro il nemico esterno.

cari saluti,

1953

Modificato da - 1953 il 30/05/2007 13:43:58

paolop Grazie Vasco della Romagna e Avvocato per gli auguri.
Spero di incontrarvi questo Agosto a Montecalvo.

avvbell Non penso che esistano nemici esterni. Ognuno scrive ciò che più gli aggrada, come meglio gli aggrada, nel rispetto della decenza e della buona educazione. Personalmente mi adeguo alle situazioni ed all'umore, scrivo di urbanistica o di pilu a seconda di come mi sento, oltre che dell'interlocutore, naturalmente. Non ho pregiudizi o limiti e questo penso sia un grosso vantaggio. Quanto alla cerchia di amici, non ci vedo nulla di male se si proietta nel web ciò che un tempo era circoscritto al rapporto personale. I saluti ed i ricordi contribuiscono a tenere in vita i legami e gli affetti e sono proprio quelli da cui bisogna partire per ogni proficua iniziativa, compreso il forum. I filosofeggiamenti, per quanto da me non condivisi, saranno sicuramente ben accetti da altra parte dell'utenza, dato che il forum è piuttosto eterogeneo. D'altra parte anche io li leggo fino in fondo, se non altro per farmi un'idea o per esercizio di immedesimazione. Saluti a tutti.

Giuseppe Bellaroba.

MC Ritengo di dovere delle scuse ad Angelo Corvino, al quale, con la mia insipienza, credo di avere bruciato un argomento interessante.
Per quanto possa sembrare strano, anch’io ho ereditato una buona educazione e il rispetto per le persone (magari eravamo solo meno eredi!).
Cordialmente, Mario CORCETTO


avvbell Gran brutta bestia il pregiudizio! Non c'è nulla di più antipatico che esprimere valutazioni sulle persone senza conoscerne il vissuto, magari solo per il sentito dire o per il nome che portano. Ognuno si tenga ben stretta la propria eredità.
Io penso invece che si sia contribuito solo a rendere l'argomento meno noioso e comunque, vivaddio!, c'è sempre tempo e modo per rifarsi! Saluti a tutti.


Giuseppe Bellaroba.

MC Ho aspettato un po’ nella speranza che l’Avvocato si rasserenasse. Non volevo aggiungere anche del mio alle ragioni della sua rabbia. Certo che deve essersela presa veramente a male! Da come ha reagito ho l’impressione che gli sia stato toccato qualche nervo scoperto. In verità, ho anche pensato che potesse avercela con me. Allora ho messo in funzione i miei due neuroni - uno purtroppo funziona pure male – e ho cercato di capire cosa potessi avere fatto o detto per indurlo a tanto livore. Però, per fortuna, le mie fedeli cellule mi hanno rassicurato, convincendomi che io non c’entro nulla. Ed è presto spiegato perché. Non ci conosciamo personalmente: e lui non dice male delle persone senza conoscerne il vissuto, magari solo per il sentito dire o per il nome che portano (il mio, peraltro, e sconosciuto ai più). Fa riferimento ad un frustrato con una insana voglia di rivincita: e io frustrato non sono e non ho voglia di alcuna rivincita (ho una bella famiglia, faccio un lavoro che ho scelto e che mi dà un sacco di soddisfazioni - peraltro svolto in un ambiente dove la signorilità è di casa – guadagno abbastanza per assicurare una vita più che decorosa ai miei cari; vivo in una delle città più belle del mondo, pur rimanendo, tutto sommato, vicino a Montecalvo dove posso tornare tutte le volte che voglio; ho amicizie sincere che durano da oltre quaranta anni).
Non ho rancore nei confronti di chi tutto sommato si è arrangiato rimanendo al paesello, perché due mesi dopo la maturità già lavoravo con Mario PAPPANO (mi corregga DONNIE BRASCO se dico bugie) negli uffici della sua ditta, quindi se avessi voluto mi sarei acconciato anche io a casa mia; non ho mai chiesto nulla a nessuno, quindi nulla mi è stato negato; non ho mai rifiutato la mia disponibilità a nessun montecalvese che mi ha avvicinato per chiedermi qualcosa che ha a che vedere con il lavoro che faccio.
Quindi, perché dovrebbe avercela con me? No, non si può riferire a me! Ma allora a chi? Suvvia, ce lo dica Lei, Avvocato. Sa, a volte il solo parlarne aiuta a star meglio. Lo posso ben dire, avendo io fatto esercizio di immedesimazione. Stia tranquillo che sapremo tenerlo per noi. Potrà scrivere quello che vuole, io non le risponderò più per non rischiare di contrariarla. Potrà usare anche la mia e-mail, se lo ritiene. Qualsiasi cosa pur di vederla sereno. Mi stia bene.
Cordialmente, veramente cordialmente, Mario CORCETTO


avvbell Eppure, scavando nell'inconscio (magari con l'aiuto di qualcuno competente) qualcosa verrà fuori... Magari qualche racconto di troppo sentito da piccolo su ricchi orchi ereditieri che mangiano i bambini dei poveri o qualche lettura sbagliata da adolescente (naturalmente mi riferisco ai volumi di Karl Marx non ai giornaletti erotici) ed ecco che il gioco è fatto! Nascono quei piccoli tarli che uno si porta avanti per tutta la vita, magari prendendosi una sbornia ogni tanto o facendo le corna agli automobilisti di passaggio. Ma no che non sono arrabbiato! E poi farmi passare per chi non ha di meglio da fare che dare del frustrato al prossimo non può che essere uno scherzo, così come uno scherzo è stato sicuramente parlare di "eredità" e "compromessi" due parole che nel mio lavoro ricorrono frequentemente ma che poco hanno a che fare con la mia vita. Ed io allo scherzo ci so stare, per questo continuo volentieri nell'esercizio.
La email personale la userò solo quando (da buon montecalvese) si tratterà di chiedere la disponibilità su qualcosa di personale. Per il momento esprimo solo soddisfazione per il fatto che si stia tutti bene. Questo magari, col tempo, contribuisce a scacciare i fantasmi del passato ed a guarire. Per il resto se posso dare una mano, eccomi qua! Con affetto. Sincero affetto.

Giuseppe Bellaroba.

Modificato da - avvbell il 31/05/2007 00:38:56

1953 Se mi è concesso vorrei fare qualche considerazione sulle "scaramucce" che si leggono nelle righe che precedono:perchè un soggetto responsabile quindi adulto e consapevole delle proprie scelte dovrebbe portare rancore, per l'appunto, sulle medesime proprie scelte?
Anche se,aggiungo, tali scelte potrebbero essere state operate per necessità(esempio gli emigranti),e, quindi, da qui, forse che di presume il rancore!!??
Ammesso che il rancore possa avere queste origini,nei confronti di chi andrebbe manifestato,ammesso e non concesso che andrebbe manifestato?Non certamente nei confronti degli amici del forum!! o no ?cosa centrano quest'ultimi!!??ma nemmeno contro gli attuali Amministratori pubblici,come d'altro canto nemmeno nei confronti degli allora Amministratori!!!

Penso che ogni atto e decisione che prendiamo nella nostra vita vada sempre e solamente imputata a noi stessi.
saluti,

1953

Modificato da - 1953 il 31/05/2007 13:31:08

avvbell Mi associo e mi pongo gli stessi interrogativi, ai quali ne aggiungo un altro: perchè si deve presumere che la maggioranza delle persone che sono rimaste in paese lo abbiano fatto solo accettando compromessi o in forza di posizioni ereditarie? Conosco un sacco di persone che vivono onestamente, si sono fatte da sole e non hanno nulla da invidiare in fatto di voglia di lavorare e di rigore morale a chi ha scelto di vivere altrove. Ma penso che stiamo parlando un pò di aria fritta dato che è risaputo che le generalizzazioni lasciano il tempo che trovano. Magari se si tornasse all'argomento iniziale sarebbe contento pure Angelo Corvino. Saluti a tutti.

Giuseppe Bellaroba.

Modificato da - avvbell il 31/05/2007 12:36:42

1953 Proprio d'aria fritta e presunzioni si tratta....E' probabile che ci sia qualcuno che riserva rancore per essere stato costretto, dalla sorte, a fare scelte obbligate, ma deve rivolgerlo a se stesso il rancore e nessun altro:condannare gli altri di "clientelismo" o di aver beneficiato di eredità immeritate non mitiga il rancore proprio, anzi....e poi il clientelismo,compromessi, ect.non è un male di montecalvo,queste, sono "virtù planetarie":dove c'è l'Uomo c'è compromesso, malaffare,clientelismo e tutto il resto..quindi come si vede la palla ritorna ad ognuno di noi,alla nostra etica e morale, a prescindere da dove si vive..le tentazioni ci sono dappertutto e,purtroppo, quasi tutti noi, spesso, ci facciamo tentare...;buttare fango sugli altri è liberatorio nei nostri confronti.(il poeta diceva :chi non può dare cattivo esempio dà buoni consigli).
cari saluti,

1953

avvbell Una volta tanto ci troviamo perfettamente d'accordo. Sottoscrivo il tuo post. Saluti a tutti.

Giuseppe Bellaroba.

angelo corvino Credo che, nonostante tutto, l'argomento sia interessante. Quanto meno restituisce lo spaccato di una società montecalvese, ma direi di tutto il sud in generale, che è sostanzialmente spaccata, divisa in tanti rivoli che stentano a trovare un punto comune che poi dovrebbe essere il senso della società civile, aldilà delle origini famigliari e della ruolo sociale. Prima di tutto dovremmo essere tutti cittadini di Montecalvo (parlo di Montecalvo per ovvie ragioni) e condividere gli spazi pubblici del nostro centro abitato ed anche le sorti economiche. Ma mi pare di capire che, nonostante si facciano tanti sforzi, le posizioni restino lontane per pregiudizi che si trascinano forse da secoli. L'altro giorno ho incontrato un professionista di un paese vicino al nostro che mi disse: noi ci illudiamo ma in realtà abbiamo lo status di liberti, nulla di più. A volte mi chiedo la contrapposizione sociale forte, aspra, con relazioni quasi a tenuta stagna da dove provenga. Voi cosa ne pensate?
A me pare che manchi una condivisione di base. Non vorrei essere troppo forte in quello che dico, ma paradossalmente il senso di comunità al sud l'ho sperimentato solo sul luogo di immani tragedie. A San Giuliano di Puglia, come a Quindici nei centri di accoglienza degli sfollati si registrava una solidarietà vera (la percezione di essere davvero tutti nella stessa barca), possibile che, aldilà delle singole posizioni personali, il tutto debba essere valutato attraverso il filtro di esperienze passate?. E' possibile che i figli possano essere diversi dai padri e magari non condividerne certe scelte senza per forza doverli rinnegare? Credo che se la nostra società non sarà in grado di superare tutto questo, abbia poche possibilità di resistere e sopravvivere nelle dinamiche del terzo millennio. A volte sento parlare ed esprimere giudizi su persone basandosi sulle azioni neanche dei padri, ma addirittura dei nonni. Molti fanno appello alla Storia che dovrebbe dare il monito sugli errori collettivi, invece finisce per essere memoria delle divisioni e punto di partenza per acredini moderne.

Modificato da - angelo corvino il 31/05/2007 14:32:36

avvbell Eppure tra i ragazzi delle nuove generazioni non è più così marcata l'abitubine di rapportarsi al prossimo in termini "dinastici". I giovani si frequentano infischiandosene altamente di chi siano i genitori dell'amico o della fidanzata, spesso addirittura ignorandoli. E per converso anche l'attenzione morbosa che solo qualche generazione fa i genitori ponevano alla "casta" di appartenenza di chi frequentasse il/la proprio/a figliolo/a è un fenomeno circoscritto ormai a casi sporadici. Da un punto di vista squisitamente sociologico sarebbe interessante esaminare l'involuzione del fenomeno tutto meridionale della cd. "fuitina" o addirittura la scomparsa (anche per evidenti interventi normativi) del vero e proprio "ratto" muliebre, penosa abitudine tutt'altro che rispettosa della dignità femminile. E' da anni, per esempio, che non si sente in paese di coppiette che "se n'anno fuiute", semplicemente perchè non ne si avverte più la necessità: anche negli ambienti meno istruiti prevale la ragione ed ormai i genitori preferiscono evitare il muro contro muro che hanno sperimentato inutile se non addirittura controproducente. Visto che "gli storici del sociale" non mancano in questo forum, saprebbero dirci qualcosa in più sull'argomento? Un abbraccio.

Giuseppe Bellaroba.

amsorr Cari amici,
mi piacerebbe tanto che il dibattito sulla questione della "fuitina" potesse essere sviluppata soprattutto dai residenti. L'Avv l'ha soltanto introdotta di passaggio ("en passant" scusate)e io posso partecipare al dibattito solo come ricostruttore di fatti e fenomeni da me conosciuti e una volta soggiacenti a quel costume socio-culturale decisamente primitivo.
Comincio perciò da lontano, ma sempre da tempi sui quali io ho delle conoscenze personali o al massimo di seconda mano.
Nell'anteguerra, ma chissà a partire da quando, e almeno sino a un quindicennio del dopoguerra, la divisione sociale di classe esistente in paese era la seguente:
la popolazione era spaccata quasi razzisticamente tra appartenenti a famiglie definite di "dinta" e quelle di "fore"; e la spaccatura era marcata da un solco quasi invalicabile che impediva soprattutto i matrimoni misti.
Due classi che avevano al loro interno delle sottoclassi, anch'esse più o meno segregate per ciò che riguardava i matrimoni misti.
Più compatta all'apparenza, perché ritenuta "inferiore", era quella di "fore", i cui componenti venivano accomunati chiamandoli con un nomignolo che io, per loro rispetto, non ripeto qui. Tutti designati allo stesso modo, ma che di fatto si differenziavano, detto per semplicità, in contadini proprietari di terra e fittavoli di vasti poderi (spesso agiati) e in contadini non proprietari (mezzadri, fittavoli di piccoli appezzamenti spesso frammentati, braccianti, ecc.)
Quelli di "dinta" erano più facilmenti distinti in famiglie di signori (i don , proprietari di latifondi spesso in semiabbandono, professionisti e insegnanti - i maestri) e in famiglie che non saprei se definire piccolissimi borghesi (proprietari di piccoli fondi dati in affitto, negozianti, mestieri, ecc.).
Esistevano di conseguenza tre classi e due solchi sociali che le separavano soprattutto nelle alleanze matrimoniali. Le "fuitine" tentavano appunto di valicare questi solchi e mettevano a rischio soprattutto le ragazze che vi partecipavano o vi erano fatte partecipare. Del resto, l'inimiciazia tra le famiglie costrette a confrontarsi a causa delle "fuitina" dei loro rampolli rimaneva lo stesso vivace per anni dopo il matrimonio riparatore.
Questo stato di cose andò migliorando con le iniziative di apertura delle famiglie dei signori in difficoltà economiche verso i rampolli o le rampolle dei contadini possidenti(spesso più ricchi dei signori dei quali i primi magari in passato erano stati massari - amministratori di latifondi dei secondi).
Più chiusi alle aperture verso quelli di "fore" rimanevano i piccoli borghesi (specialmente i piccolissimi) di "dinta", i quali provavano un vero terrore se venivano posti di fronte alla prospetiva di doversi vedere girare un giorno per casa contadine o contadini imparentati.
Poi le barriere sono quasi cadute, credo in conseguenza della emigrazione massiccia e anche del rimescolamento avutosi tra le classi sociali sia al Sud che nell'intero nostro Paese.
A 'sto punto mi fermo, ma chiedo delle cose al caro amico Avv. che è secondo me per professione ma anche per bravura di osservatore l'Autorità in questo campo. Niente più "fuitine": bene. Ma siamo sicuri che non siano state sostituite da altre forme a cui si ricorre per imporre "stati di fatto" a cui rimediare con il matrimonio? Perché io credo che a Montecalvo esistano ancora delle barriere sociali tra le famiglie. Come dappertutto, del resto. Però io non vivo presso di voi e vorrei che qualcuno ne parlasse.
Grazie,
M. Sorrentino


Modificato da - amsorr il 02/06/2007 17:24:19

avvbell Caro Mario, secondo me oggi le divisioni sociali a Montecalvo non sono più basate sulla astratta classe di appartenenza o meglio sulla possidenza economica reale quanto sulla "cultura astratta", intesa quest'ultima come realizzazione potenziale. Mi spiego meglio: se una ragazza frequenta un giovane del luogo la prima cosa che i genitori vanno a guardare è se quel giovane "ha studiato", ossia se ha le carte in regola per crearsi un avvenire, piuttosto che se provenga da "una buona famiglia". Naturalmente lo studio non vuol dire per forza di cose aver conseguito una laurea, spesso basta un diploma o semplicemente una lavoro cd. "pulito" vale a dire ove la manualità sia ridotta al minimo a vantaggio delle funzioni intellettive. In altri termini, a mio modo di vedere, oggi le classi sociali sono più ancorate al concetto di "stabilità della ricchezza" che non alla ricchezza vera e propria ed in questa ottica sta meglio chi ha le risorse potenziali ed intellettive per garantire un futuro al medesimo livello. A ciò si aggiunga che le storiche famiglie dei benestanti montecalvesi si sono imborghesite anch'esse, vuoi per la endemica decadenza economica del contesto, vuoi per la standardizzazione del tenore e della qualità della vita in paese: in atre parole sia il benestante che l'operaio si ritrovano a bere la stessa birra nello stesso bar (se non altro perchè non vi è alternativa!), senza possibilità per il primo di "manifestare" la propria ricchezza con prerogative esclusive. Gli status simbols di qualche anno fa non sono più tali perchè alla portata di tutti anche grazie alle diffuse forme di finanziamento che consentono anche a chi "non potrebbe permetterselo" di sfoggiare auto di grossa cilindrata, esibire il telefonino alla moda etc. In attesa che anche nel nostro contesto vengano a determinarsi nuovi elementi di differenziazione che già albergano nelle realtà cittadine (n.d.r.: questo, naturalmente, non è un augurio!), a fare la differenza non rimane, come dicevo, che la CULTURA! Per riportarsi all'argomento delle "fuitine", è vero quanto osservato dall'ottimo prof.Mario, nel senso che oggi il fenomeno ha solo subito una metamorfosi rimanendone inalterati i presupposti. Ad esempio sono sempre frequenti i casi di "gravidanze indesiderate" (meglio sarebbe dire "inaspettate") tra giovanissimi che trovano la loro "naturale" coronazione nel matrimonio: non esiste nelle nostre zone il concetto del riconoscimento del bambino (con l'assunzione delle relative responsabilità) disancorato dalla creazione di una famiglia. Eppure non sarebbe socialmente riprovevole mantenere un figlio senza legarsi ad una donna (o ad un uomo) che non si ama. Non è da escludere che in questi casi prevalga l'egoistica paura di dover abbandonare il paese perchè altrimenti destinati alla solitudine ed alla relegazione sociale (quantomeno sotto il punto di vista di un nuovo legame sentimentale): in questa prospettiva noi montecalvesi non siamo mai stati molto coraggiosi e spesso interpretiamo il bivio di S.Vito come le moderne colonne d'Ercole. Mi riprometto di riprendere l'argomento. Per l'intanto saluto tutti molto cordialmente.

Giuseppe Bellaroba.

Modificato da - avvbell il 03/06/2007 11:38:11

amsorr Caro Giuseppe,
ti ringrazio per l'esauriente esame della nuova e sufficientemente positiva realtà sociale montecalvese. Le origini erano fosche abbastanza, no? E credo che molti tra i partiti all'estero ancora non ci possano credere facilmente.
Credo che interessi a tutti - residenti e non - questa tua panoramica da cui ricavo che la nostra piccola società si stia emancipando abbastanza e modellandosi nel bene e nel male su quella esistente altrove.
Comunque non è esaltante la società di fuori, se guardiamo al solo nostro Paese; e non so se non sarebbe il caso di prendere i modelli da un'altra parte.
Nel tuo quadro mi pare che restino indietro solo le donne e le ragazze, almeno per l'aspetto da noi trattato, e non per colpa loro.
Perciò anche questo nuovo strumento del Forum dovrebbe stimolarle a venire più spesso allo scoperto.
Un'ultima osservazione: nei giri che sempre faccio alla Malvizza, a Tressanti e a Corsano mi pare di notare una più decisa iniziativa di riscatto da parte di quei residenti rispetto a quelli del centro vero e proprio. Vedo giusto?
Grazie e ciao,
Mario S.


avvbell E' proprio così. Solo qualche anno fa i "contradaioli" avevano il loro piccolo mondo circoscritto alla zona di appartenenza. Si chiudevano un pò a riccio, spesso creando delle vere e proprie caste (per lo più costituite da due o tre grosse famiglie) che riuscivano anche ad essere determinanti nelle scelte importanti per la vita del paese (è risaputo che nelle locali elezioni amministrative la differenza non la facciano quasi mai gli elettori del centro urbano, quanto gli orientamenti delle contrade e delle grosse famiglie che le compongono). Oggi, invece, soprattutto i ragazzi di Tressanti e di Corsano hanno felicemente "colonizzato" il centro urbano e, in termini numerici e percentuali, credo che rappresentino la silenziosa maggioranza nei piccoli crocchi domenicali o della utenza dei locali (cfr.: bar) del centro. Se si considera che anche in termini di evoluzione socio-culturale questi giovani compaesani sono distanti anni luce dall'entroterra nel quale erano confinati i loro nonni, ne viene fuori uno spaccato del tutto eterogeneo del quale credo non possiamo che avvantaggiarci.
Quanto alle ragazze, se è vero che anch'esse godono sicuramente di maggiori spazi ed enormi libertà rispetto a quelle di qualche generazione fa (basta fare un giro in paese anche in ore tarde per rendersi conto che le ragazze non hanno più i terribili limiti di orario di un tempo) è altrettanto vero che dal punto di vista dell'impegno professionale stentano a farsi valere, se non altro per la troppo radicata sperequazione ideologica contro la quale debbono combattere. Ad esempio, volendo circoscrivere il discorso al mio campo, nonostante dal 1993 (anno in cui ho avviato la mia professione) ad oggi il numero degli avvocati maschi in paese sia quintuplicato, quello delle colleghe donne è risicato e rappresenta, forse il 10% del totale! Questo significherà qualcosa. Un abbraccio.

Giuseppe Bellaroba.

Modificato da - avvbell il 11/06/2007 15:26:57

1953 Mettere le avverse famiglie d'avanti al fatto compiuto per due giovani che venivano osteggiati alle nozze costituiva la regola a montecalvo sino agli anni..(60\70).O almeno era la regola per la gente comune non così per gli agiati;quest'ultimi, dovevano salvare la faccia e non solo, quindi, paradossalmente i giovani di queste famiglie agiate soggiacevano al volere delle famiglie anche nella scelta del proprio compagno di vita.
Dicevo paradossalmente riferito ai figli di "qualcuno" perchè loro e rispettive famiglie avevano qualcosa da tutelare(patrimoni buon nome ect) oltre alla faccia naturalmente(non dimentichiamo che tempo addietro le famiglie agiate avevano la pretesa di essere a modello per gli altri), mentre i figli di nessuno non avevano nulla da perdere e quindi,da qui, l'insubordinazione ai genitori e alla scorciatoia della fuitina.
Quindi era la tutela di qualcosa che impediva la fuitina..ed ecco perchè era un costume tipico della sola gente comune.Poi l'evoluzione delle cose della cultura ect.hanno fatto si che tale costume scomparisse anche in quelle classi sociali definite comuni.Oggi non avrebbe senso la fuitina:i giovani scelgono senza condizione alcuna con chi e cosa fare nella propria vita.
Però va detto che i giovani che oggi scelgono con chi e cosa fare della propria vita appartengono allo stesso rango di quelli che adottavano la fuitina;c'è stato per così dire uno spostamento verso l'alto degli agi quindi ne usufruiscono una fetta maggiore della popolazione,però le condizioni sono ancora parallele ed equidistanti come e forse più di una volta;perciò se è vero che la massa di gente(comune) si è po elevata è altrettanto vero che gli agiati di una volta hanno mantenuto e moltiplicato la loro diversità sociali.Quindi non sono del tutto daccordo quando si afferma che le diversità sociali sono state annullate e che non si considerano i capitali e patrimoni al momento delle scelta del compagno di vita....anzi le caste ci sono e si sono moltiplicate e aggiungo si "accoppiano" solo tra loro.Si sono,forse, annullate le diversità sociali tra i figli di classi sociali modeste ovvero tra quelle stesse classi sociali(comuni) che allora "costringevano" i propri figli alla fuitina, ma come dicevo, si sono mantenute inalterate se non amplificate le diversità tra la gente comune e gli "altri".
Stessa considerazione secondo me vale anche per il "capitale cultura" di cui accennava l'amico AVVBELL;E' vero che oggi la cultura o preparazione professionale che dir si voglia costituisce un capitale inalienabile e perciò fondamentale per poter navigare e distinguersi nella nostra società rampante e sempre più spregiudicata, ma è altrettanto vero che la sola cultura o preparazione professionale nulla può se non si commistiona con i patrimoni di quelle famiglie di cui parlavamo prima,anzi vi è la prova che il capitale riesce sin'anche a comprare quella cultura e ad usarla per propri scopi e autoconservazione.
Concludo dicendo che le diversità sociali ci saranno sempre,purtroppo,anche se magari per questioni di pace sociale si lascia intendere e quindi si ci illude che le diversità si avvicinano ma ciò accade solo tra la gente comune non anche tra la gente comune e gli "altri".
saluti,


1953

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