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 "Il Caso Welbi"

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R I V I S U A L I Z Z A     A R G O M E N T O
1953 Avevo già espresso la mia opinione su questo caso con il titolo:"il diritto di vivere e...morire" che, poi, in un momento poco edificante per me,avevo cancellato e di cui mi pento.
La sostanza di quello che avevo scritto era che è diritto inalienabile di ogni singolo individuo decidere sulla sorte della propria vita e che tale diritto non può e non deve essere delegato a nessun'altro,tantameno allo Stato.A maggior ragione quando la vita ci riserva sofferenze senza via di soluzione offrendoci solo una esistenza non degna di essere considerata e ritenuta tale dall'interessato.
Il caso Welbi,ha aperto un'altra grande ferita e problema,certamente solo di ordine eclesiastico e spirituale e, se vogliamo, etico morale, ma tuttavia sempre di problema si tratta.
Il riferimento appare evidente alla Curia romana che ha ritenuto di non dare la benedizione alla salma perchè.....? perchè, secondo loro, non degno di ricevere tale sacramento posto che ha voluto non più soffrire togliendosi la sua " non vita".
Questo atteggiamento è veramente triste assunto da parte di chi,invece,dovrebbe comprendere e perdonare, perchè dovrebbe essere l'essenza del proprio Ministero quello del perdono e la comprensione delle miserie e sofferenze umane:Cristo perdonò e comprese chi l'ho aveva inchiodato su una croce;i suoi discepoli e rappresentanti,invece,hanno ritenuto di non seguire tale insegnamento!!
E' lecito a questo punto chiedersi chi rappresenta oggi la Chiesa?

D'altro canto ci sarebbero altre considerazioni da fare sull'atteggiamento assunto da tutti i rappresentanti politici sull'atteggiamento del Clero romano sul caso Welbi:Tutti, nessuno escluso, non hanno speso una parola a tal riguardo,assumento un atteggiamento omertoso, vergognoso!!
Certamnete per uno Stato laico la benedizione di una salma da parte di un prete non è cosa indispensabile, non ha una rilevanza istituzionale;onde per cui l'atteggiamento assunto dai politici potrebbe essere interpretato come non ingerente negli affari religiosi.Però,qualche dubbio è lecito sulla laicità del nostro Stato!!?? e non solo, le autorità religiose, spesso, ingeriscono negli affari istituzionali laici.... a me sembra che ciò accade regolarmente(però è solo la mia idea!!)
saluti,

1953

avvbell Tanto per cambiare non condivido l'orientamento libertinista e da figlio dei fiori di 1953. Chi decide quando la vita vale la pena di essere vissuta? Lo stesso soggetto sofferente e magari non lucido? O forse qualche medico senza scrupoli? Chi attribuisce a questi soggetti la facoltà di togliere la vita ad un uomo? Lo Stato fa la stessa cosa quando condanna a morte qualcuno ma li siamo tutti a levare gli scudi...! Penso che sul caso Welbi ci sia stata enorme strumentalizzazione. Penso che il medico che ha staccato la spina lo abbia fatto per farsi pubblicità. Penso che la Chiesa abbia il diritto ed il dovere di intervenire quando si discute di vita e di morte, oltre che di valori che non sono "politici" ma umani. O forse il Papa dovrebbe solo preoccuparsi di affacciarsi alla finestra per la benedizione domenicale? E' logico che i dogmi della dottrina cattolica vadano difesi da chi ne è il custode, soprattutto quando coincidono con valori universali. Penso che di fronte alla morte cessi ogni critica e debba solo osservarsi silenzio e rispetto: solo per questo probabilmente la benedizione alla salma andava data. Saluti.

Giuseppe Bellaroba.

Modificato da - avvbell il 09/01/2007 23:22:36

1953 Caro avvbell,ognuno esprime le proprie opinioni che ha rispetto alla vita in generale o rispetto a un problema particolare;Questo non vuol dire che nell'atto espressivo(l'autore) abbia intenzione di fare proseliti o ricercare applausi si sorta:non è il mio caso!!pertanto il fatto che tu condivida o meno il mio orientamento, può, più o meno, farmi piacere,ma non era questo il mio intendimento,non ero alla ricerca della tua condivisione,ma semplicemente esprimere la mia idea su un fatto, ed eventualmente, conoscere le idee altrui sulla questione;ne trovo, peraltro,affascinante e di stile l'accreditamento che mi riconosci(già detto in altre occasioni) di "libertinista e da figlio dei fiori",che d'altro canto non è una qualità negativa!!tuttavia è il tuo stile di approccio e lo rispetto.Peraltro anche con qualche contraddizione,perchè in diversi passaggi,se hai la bontà di rileggerti attententamente le mie affermazioni, sosteniamo gli stessi principi.
Comunque,spero che tu non prenda la mia risposta come provocatoria o polemica...mi è sembrata solo dovuta;
Tuttavia, come già affermato,anche il confronto un po "piccante" giova alla conoscenza.
cari saluti,

1953

Balldino prova

Enzino

Balldino Sinceramente mi piace questo argomento. I miei 5 anni e più di Oncologia mi hanno permesso di farmi una idea personale sull'accanimento terapeutico e sull'eutanasia passiva! Ho visto, in prima persona, morire qualche centinaia di persone e qualcuno è passato a nuova vita stringendomi la mano: che sensazione percepire la forte stretta, seguita da una improvviso rilascio, graduale di un paziente che ti guarda negli occhi! E' il momento tra la vita e la morte; in quella frazione di secondi avrebbe voluto dirti chissa cosa: il più delle volte ti lasciano con un sorriso, quasi come a dire ... è finita!
Togliendo sporadici casi sono tutti molto legati alla vita; sono loro che incoraggiano i medici e gli infermieri ad andare avanti, a percorrere tutte le strade!
Credo che la cosa eclatante è che tutto sia andato in tv aprendo un grande dibattito! Cosa ha fatto il medico di tanto eccezionale!? Ha sospeso una terapia che non sarebbe mai stata terapeutica: siamo nel caso dell'accanimento terapeutico dove i farmaci avranno solo una funzione palliativa ma non risolutiva. Certo il respiratore (Ossigenoterapia) poteva essere lasciato anche per altri 20 anni ma qualcuno ha preso in considerazione la dignità dell'ammalato?!
Secondo una definizione dell'OMS la salute è un perfetto stato fisico, psichico e sociale ... con l'ossigeno cosa si sarebbe risolto ... niente di niente .... la stessa cosa che succede in molte rianimazioni di tutta italia: dopo un periodo di non risveglio i medici, d'accordo con i parenti staccano il respiratore! Quello che succede nelle oncologie, nelle medicine, ecc., vale a dire, non essendoci più strade da percorrere vengono interrotte terapie infusive, NPT, esami delle diverse forme. Si riduce, in altre parole tutto al minimo garantendo però un passaggio a nuova vita dignitoso e privo di dolore!
Se la chiesa non ha dato la benedizione vuol dire che è a favore dell'accanimento terapeutico! E per gli altri a cui viene sospesa la terapia, la chiesa adotta lo stesso provvedimento o lo fa solo con quei pazienti pubblicizzati in TV?!
Di regola, per questioni personali sono contro i medici, ma mai in questo momento mi trovo in sintonia con il dottore che ha sospeso la O2terapia! Forse avrebbe dovuto farlo prima!
Dimenticavo, io sono contro l'eutanasia attiva!

Enzino

amsorr Caro Enzino,
confesso che dopo aver ascoltato e essere stato ubriacato dai dibattiti su questo caso trovo la tua constatazione sull'azione del medico (del resto su richiesta del paziente): "Ha sospeso una terapia che non sarebbe mai stata terapeutica" illuminante e risolutiva. Questo è il nocciolo della questione che pochi hanno saputo sottolineare.
Personalmente non aggiungo niente perché tutto sarebbe superfluo.
Ciao, e giacché mi trovo: tanti cari auguri di Buon Anno (agli altri amici del Forum li ho già fatti),
Mario Sorrentino
1953 Chi meglio di Te poteva illuminarci tecnicamente e praticamente su una questione così forte e direi " vitale ".
Sostanzialemente, la differenza tra eutanasia attiva e eutanasia passiva qual'è?

Per eutanasia attiva si intende forse l'atto con il quale una o più persone(comitato di medici e familiari) decidono di togliere la vita ad un altro soggetto senza il consenso del malato,perchè non vi è soluzione positiva alla malattia?

Per eutanasia passiva invece,sempre il comitato citato, decide di non curare(accanimento terapeutico) il soggetto perchè anche qui non vi è soluzione positiva alla malattia?

Per intenderci,in entrambi i casi, comunque e tassativamente, c'è il consenso,la volontà, del malato di porre fine alla proria vita'?

Penso,ritengo, che il problema si snodi esattamente intorno al consenso e volontà del diretto interessato.

Sono graditi chiarimenti da parte di Balldino o da chi ha cognizione sulla triste vicenda.

PS:volevo fare un lieve appunto per Sorrentino:a mio modo di vedere,il nocciolo della questione non è, come sottolineavi Tu,il fatto che per il paziente non c'è piu soluzione alla sua malattia, che pure deve essere ovviamente accertato dalla scienza medica, ma la volontà stessa del soggetto\paziente...è questo il punto cruciale,la volontà del paziente,senza nulla togliere, ovviamente,alla diagnosi;ciò in considerazione anche del fatto che se un paziente,seppur terminale, desidera continuare la sua vita sino all'ultimo istante,è giusto rispettare la sua volontà!!
saluti,

1953

Modificato da - 1953 il 11/01/2007 11:08:28

Modificato da - 1953 il 11/01/2007 14:23:27

Modificato da - 1953 il 11/01/2007 14:26:34

avvbell Tanto di cappello per gli aspetti umani e la sensibilità dimostrata dall'ottimo amico Enzo nel suo approccio alla questione ma dissento da lui quanto alle conclusioni. Il caso non è minimamente paragonabile a quello che accade tutti i giorni negli ospedali italiani allorchè si decide di staccare il respiratore ad un malato in coma o che non da segni di ripresa. Non dimentichiamo un particolare secondo me rilevantissimo: Welby era cosciente, si esprimeva, si relazionava con gli altri (anche se con tutti problemi e le limitazioni che conosciamo) in una parola era un uomo vivo e vitale, anche se immobilizzato ed enormemente sofferente. Non stiamo parlando di un incidentato in coma irreversibile e senza segni di ripresa, tenuto in vita da un respiratore artificiale. Mi chiedo: se accettiamo di porre a linea di demarcazione per il "giusto intervento" la "qualità della vita" o comunque la "dignità umana" coma la chiama Enzo, chi decide quando si perde tale dignità? Io, per esempio potrei opinare che Welby non l'avesse persa affatto nella misura in cui, assistito amorevolmente, aveva la possibilità di godere degli affetti che lo circondavano, di accarezzare il volto di un figlio (non so se ne avesse), di scambiare opinioni con la gente che gli era vicino... Tutto questo per un sordocieco (ad esempio) potrebbe bastare a rendere la vita degna di essere vissuta. Quanto alla sofferenza ed al dolore fisico, al di là di tutto quanto oggi la scienza offre per renderla il più possibile sopportabile (Enzo sarà maestro in questo) rimane da valutare l'aspetto catartico della stessa: e se fosse davvero uno strumento che il Signore ci dà per redimerci delle colpe terrene? Ed ancora: chi decide il livello della sofferenza sopportabile? Io ho una idea mia sulla questione "eutanasia" che, per puro caso vista la mia condizione di cattolico non osservante, coincide con quella della tanto vituperata Chiesa: a decidere della propria vita non è e non può essere l'uomo che deve solo accettare ciò che il destino (o il Signore per chi è credente) decide per lui. Se c'è da morire a seguito di indicibili sofferenze non si può fare altro che utilizzare tutti gli strumenti a disposizione della scienza per alleviarla, senza alcun accanimento terapeutico e senza alcuna sperimentazione scientifica. Quando 1953 parla della volontà del malato come elemento discriminante mi trova annoverato tra quelli che ne auspicherebbero la totale inefficacia: il malato non può esprimere alcun valido consenso alla privazione della propria vita perchè non può disporne, esattamente come non può legittimamente disporne quando è nel pieno delle facoltà fisiche e mentali. Non vedo perchè il suicidio debba essere condannato dal comune sentire e considerato reato e l'eutanasia no. Spero di aver espresso il mio parere con sufficiente chiarezza ma penso che tornerò sull'argomento. Per l'intanto vi saluto con affetto.

Giuseppe Bellaroba.

1953 Rispettabilissima la opinione di avvbell, nel senso che se Lui vuole far decidere agli altri il destino della sua vita liberissimo;
Io la mia vita,nel bene e nel male,non la faccio gestire e decidere agli altri;perciò ne alla chiesa ne allo stato ne ai medici.La vita appartiene al soggetto.Punto e basta.
PS:Il povero Welbi,era cosciente ed aveva espresso il desiderio di farla finita caro avvbell,quindi era un suo legittimo desiderio - sono sbalordito dalla Tua affermazione e cioè che il soggetto non può disporre della propria vita anche quando è nella piena facoltà fisica e mentali....si proprio attonito da questa affermazione...incomincio a dare un senso alle tue affermazioni nei miei confronti che sarei "libertinista e figlio dei fiori"...sono lieto di esserlo -.Rovescio a te la domanda:è giusto che gli altri decidono di perseverare la sofferenza altrui?
Il signore,come dici tu, non ci impone la sofferenza per farci redimere le colpe terrene...non penso che il Signore(Dio)possa essere così cattivo per imporre tanta sofferenza(forse questa è una virtù degli uomini,imporre l'altrui sofferenza,non del Signore),e poi,certe sofferenze,purtroppo vengono imposte spesso a chi colpe non ne ha da espiare.
saluti,

1953

Modificato da - 1953 il 11/01/2007 16:46:24

avvbell Il mio precedente post è chiarissimo e va nella direzione esattamente opposta rispetto alla interpretazione che ne da 1953. Non ho mai detto che la vita degli uomini debba essere decisa dagli "altri", ma al contrario che di essa non è arbitro l'uomo quanto piuttosto Dio (o il destino per chi non è credente). Quanto all'opinione che chiunque, in perfetta salute e senza alcun giustificabile motivo, possa lecitamente togliersi la vita, così come 1953 auspica, andrebbe riportata in un altro forum di discussione da aprire sul "LIBERO SUICIDIO" ma francamente in esso non scriverei perchè si tratterebbe di una boiata non degna di alcuna considerazione, così come potrebbe esserlo un forum sul "libero omicidio" o sulla libertà di fare la pipì sui muri, come già ebbi ad esprimermi allorchè si parlava della categoria dei "figli dei fiori" alla quale, se ho colto bene, 1953 si vanta di appartenere. Per il resto mi sembra che il concetto da me precedentemente esposto sia chiaro: proprio perchè cosciente, vivo, vitale, relazionato col mondo esterno e con i suoi cari,Welby non poteva essere trattato alla stregua di un malato in coma irreversibile senza speranze di ripresa e la sua volontà non poteva assurgere a fattore determinante nella scelta di "staccargli la spina". Per il resto, come diciamo nel mio lavoro, mi riporto integralmente al contenuto del precedente scritto. Un abbraccio.

Giuseppe Bellaroba.

P.S.: Sul valore catartico della sofferenza mi sono limitato ad esporre la tesi cristiana avanzando il legittimo dubbio che essa possa essere fondata: al contrario non ho mai affermato alcunchè sulla necessità per un uomo di morire con dolore. Ma quando c'è penso che debba essere accettato con fede e che non sia preferibile suicidarsi per evitarlo.

Modificato da - avvbell il 12/01/2007 08:33:32

Modificato da - avvbell il 12/01/2007 08:35:10

1953 E' inutile,vedo,continuare questo confronto con avvbell,siamo lontani anni luce su tanti i concetti ed argomenti ivi compreso il presente(non è una novità);c'è chi crede ancora alle streghe e pensa che il mondo sia gestito da chissà chi,ovvero per costoro il fenomeno "illuminismo" nulla ha potuto,sono rimasti ai secoli bui della nostra storia;credo nell'autodeterminazione,nelle regole terrene condivise, in sintesi un pragmatico razionale e ragionevole che dell'illuminismo è figlio e continuerà ad esserlo.Ognuno poi tragga le conclusioni che ritiene valide e conformi alle proprie idee del mondo e della vita.
saluti,

1953

Modificato da - 1953 il 12/01/2007 12:19:34

Modificato da - 1953 il 12/01/2007 12:22:50

avvbell Io invece, che brancolo nelle tenebre del medioevo, continuo a credere in una giustizia divina, oltre che umana, nella esistenza di valori universali e di regole terrene di convivenza da rispettare anche a costo di sopportabili sacrifici della libertà individuale ma nell'esclusivo interesse della collettività. La mia razionalità non mi impedisce di avere fede nella esistenza di una anima che non appartiene all'uomo e che deve tornare da dove è venuta indipendentemente dalla volontà umana, anche solo perchè l'alternativa sarebbe il nulla eterno dopo la morte e razionalmente non lo accetto e non lo ritengo possibile. Le mie idee, purtuttavia, non mi impediscono di comprendere le ragioni illuministiche un pò meno quelle degli agnostici e degli anarchici, per nulla quelle di chi in nome di una sbandierata libertà di pensiero e di azione mina alle radici i principi cardine della civiltà e della vita. Saluti.

Giuseppe Bellaroba.

mari85 La chiesa ha fatto la sua "bellissima" figura!!!La gente suicida (ke in questo caso manca gravemente di rispetto al valore della vita) viene accolta in chiesa con regolari funerali...Un uomo quale Welby,che ha voluto porre fine alle sue atroci sofferenze decennali da vegetale (magari per vivere in pace dopo la morte)è stato rifiutato e sbattuto altrove.Ma come diavolo ragioniamo???era o no un essere umano???E poi lo Stato pensasse anke ad altri tipi di morte!cè troppa incoerenza e parzialità...Mah!!!
avvbell Questo è ciò che accade quando il caso approda agli onori delle cronache, anche per merito degli sciacalli che lo strumentalizzano. Sono convinto che se si fosse fatto meno scalpore, qualsiasi curato di paese non avrebbe esitato ad impartire la benedizione alla salma del povero Welby. Ma quando sui giornali ne si fa una questione di "dottrina" è chiaro che anche la Chiesa debba prendere posizione in maniera rigida per evitare che un qualsiasia atteggiamento di umana pietà possa essere interpretato come una "apertura" alla propugnata tesi dell'eutanasia. Ciò non vuol dire che obiettivamente sia stato corretto negare alla salma gli offici religiosi. A presto.

Giuseppe Bellaroba.

michele Ho letto molto attentamente i vari post. Beh quello che più di tutti forse ha centrato, secondo la mia modesta opinione, il problema è in parte quello di Enzo, a cui va un caloroso saluto. Si il problema in primis è di capire quando quello che si presta ad un paziente è una cura e quando, invece, è accanimento terapeutico. Allorchè secondo le moderne cure si è coscienti che ormai non ci sono speranze allora l'obiettivo doverbbe essere solo quello di consentire al paziente di vivere i giorni che restano soffrendo il meno possibile. Se pur cinicamnete, pensiamo a quanti esami inutili vengono fatti sapendo quella che sarà la sorte del paziente.
Il secondo aspetto è quello religioso: ha ragione Giuseppe quando sostiene, in fin dei conti, che la Chiesa mai e poi mai potrà consentire che dei comuni mortali possano decidere della vita o della morte. Il problema della Chiesa secondo sta nel rendere questi concetti chiari ma senza però iniziare una sorta di caccia agli infedeli.
Il caso Welby, come altri fatti di cronaca vedi la tragedia di Erba, è stato oggetto di una speculazione mediatica senza confini. Quindi la contrapposizione tra Chiesa e laici ha sposstato l'obiettivo centrale del problema che era quello di chi non riesce più a sopportare uno stato di sofferenza.
Per concludere noi tutti dovremmo chiederci come poter aiutare a morire meglio, e non se sia giusto o meno staccare la spina.

Una saluto a tutti Michele


1953 Penso che in qualsiasi comunità organizzata,ognuno debba fare il suo mestiere:il politico si preoccupa di gestire la cosa pubblica,il cittadino si preoccupa di farsi amministrare ragionevolmente e il meglio possibile,mentre la Istituzione Chiesa,com'è stato fatto rilevare,si preoccuperà delle questioni strettamente spirituali ect.
E' da aggiungere però che se il politico non fa bene il suo mestiere viene mandato a casa alle elezioni successive proprio da quei cittadini che esigono di essere ammministarti al meglio;Ma per la Istituzione chiesa cosa possiamo fare? non ci è dato mandare a casa nessuno, intanto perchè non è una istituzione eleggibile ma perpetua nel tempo,anche se il suo compito non è quello di amministrare ma quello di "consigliare" e rafforzare i problemi dello spirito delle persone e istituzioni.Però secondo il mio modo di vedere tale istituzione religiosa non può essere concepita alla stregua di una istituzione pubblica (pubblica amministrazione,governo),intanto perchè quest'ultima può essere sostituita con elezioni politiche,mentre l'altra non è sostituibile con lo stesso criterio,quindi da questo punto di vista la istituzione religiosa è già in una posizione privilegiata rispetto a quella laica;proprio perchè,quindi non è eleggibile,e quindi sostituibile con elezioni,non gli si può riconoscere l'autorità di decidere sulle regole di vita comune,regole che ,invece, devono essere condivise e decise liberamente dai cittadini in rapporto con le pubbliche istituzioni laiche,altrimenti avremmo una organizzazione statale oligarchica.Tutto questo per dire che la istituzione chiesa non può imporre niente a nessuno ma deve limitarsi solo alle questioni di ordine squisitamente spirituali e confessionali;ciò secondo il mio modo di vedere,giova in primis alla stessa chiesa,altrimenti correrebbe il concreto rischio di perdere il ruolo tipico e storico cui è stato sempre riconosciuto alla stessa dalla gente, ivi compreso,evidentemente,il ruolo confessionale e spirituale.
Questo per dire che se la chiesa "concorre" come una qualsiasi organizzazione politica alla determinazione delle questioni sociali, assisteremmo ad una deformazione dello stesso sistema sociale e statale e non si comprenderebbe quindi la sua posizione privilegiata rispetto a qualsiasi organizzazione politica che "concorre" attraverso la elegibilità alla gestione della vita pubblica.
Quindi la Chiesa, penso,debba continuare ad avere un ruolo spirituale e di comprensione,perdono e solidarietà sociale,solo così potrà aumentare la sua credibilità e adepti;al contrario rischierebbe l'allontanamento della gente da se stessa.
saluti,

1953

Modificato da - 1953 il 17/01/2007 08:47:11

1953 Leggendo i giornali e ascoltando notiziari TV,la Chiesa rilancia su questioni e istituti di vita pubblica i quali invece dovrebbero essere decisi e disciplinati dallo Stato.All'ordine del giorno le scottanti questioni "eutanasia e pacs".

Rispetto al primo problema nulla di nuovo è stato sostenuto, ergo, la sofferenza senza speranza prevale sulla volontà dello sventurato e malcapitato soggetto.

Per i PACS (patti civili di solidarietà)non ci deve essere futuro,secondo la Chiesa, sono soggetti i quali non debbono godere dei diritti civili uguale ad altri soggetti per il solo fatto di non aver sottoscritto,formalizzato, la loro unione d'avanti ad un pubblico ufficiale o d'avanti ad un prete.

Per analogia,secondo questa logica,nemmeno i singol adulti dovrebbero poter godere degli stessi diritti civili se decidessero di vivere per sempre da soli,proprio sul presupposto che tali diritti civili possono essere riconosciuti solo a chi formalizza la propria unione.

Ma se le cose stanno così, vorrei lanciare una provocazion: nemmeno gli uomini della Chiesa dovrebbero godere di tali diritti posto che non hanno formalizzato alcuna unione!!

In conclusione,non vorrei essere frainteso e passare per un anticlericale(non sono un anticlericale),rispetto la Chiesa, ed anzi, penso, che abbia un ruolo di equilibrio fondamentale nella nostra società.. ed oltre,però sono dell'idea che il proprio ministero vada esercitato nell'ambito delle questioni spirituali lasciando allo Stato e quindi al singolo la scelta di come organizzare la propria vita, certamente nel rispetto dell'altrui pensiero e dell'altrui organizzazione di vita.
saluti,

1953

angelo corvino Un saluto a tutti.
Ogni tanto leggo il forum e con piacere osservo che il dialogo continua.
A proposito di posizionamento della Chiesa Cattolica rispetto alla politica, stamattina è uscito un fondo dell'Ansa, a firma di Giovanni Innamorati, che sottolineava proprio il disagio dei cattolici del centrosinistra rispetto alle ultime posizioni assunte dal Cardinale Ruini che sembra si stiaa trasformando sempre di più in un leader politico. Le considerazioni scaturivano da un sondaggio della SWG, in base al quale il 53% dei cattolici praticanti giudica "non corretti" gli interventi delle gerarchie in campo politico, e che mostra anche la loro distanza dagli insegnamenti della Chiesa sui temi "eticamente sensibili". C'è da dire che la teodem Paola Binetti difende il capo dei vescovi ed invita a leggere tutto il discorso e non solo la parte dedicata alla politica. Il quotidiano "Europa", organo ufficiale della Margherita, ha espresso il disagio derivante dall'intervento di Ruini. "La terza parte del discorso di Ruini si sofferma sulla situazione italiana; ma non della pastorale, della liturgia, della spiritualità... Si sofferma sulla situazione economica, sociale, sulle leggi" ha scritto "Europa". In effetti, come sottolinea Mimmo Lucà, "c'è una crescente esposizione politica della gerarchia. Se Ruini si pronuncia su questioni politiche, perfino su questioni fiscali, è chiaro che si pone su un piano politico. Ma a questo punto la sua opinione verà considerata come quella di un altro uomo politico". Le stesse preoccupazioni le manifesta Franco Monaco, ex presidente dell'Azione cattolica ambrosiana ai tempi del cardinal Martini, ed oggi deputato dell'Ulivo: "Dalla Chiesa, che non è un agente politico-culturale tra i tanti, specie nel giorno della morte dell'Abbé Pierre, ci si attendeva una parola profetica che trascenda il senso comune e che evochi l'alterità e la radicalità del Vangelo. Questo aiuterebbe di più chi fa politica a mettersi in discussione in profondità, che è cosa più importante e impegnativa che non semplicemente confrontarsi con opinioni per quanto autorevoli e perfettamente legittime". Un'altra voce ulivista esprime il "disagio" per questa linea della Cei. E' quella di Lino Duilio, oggi presidente della commissione Bilancio della Camera, e in passato responsabile del Centro di formazione della diocesi di Milano: un altro collaboratore del cardinal Martini, dunque. E mi riallaccio a quando detto da 1953 in un precedente post. Si ha l'impressione che la Chiesa abbia sempre di più un agire politico e non più squisitamente pastorale. Non ultima la posizione espressa sulla fecondazione assistita che, di fatto, penalizza una fascia di popolazione che non condivide la posizione cattolica. Si registrano sempre di più invasioni di campo che rischiano di mettere in discussione la laicità dello Stato italiano. La Chiesa ha il dovere di guidare i propri fedeli ma non dovrebbe tentare di imporre le proprie posizioni a chi non le condivide, altrimenti può correre il rischio di compiere errori già fatti in passato, per altro riconosciuti dalla Chiesa stessa. In virtù di questo, la Chiesa dovrebbe dire ai propri fedeli come comportarsi da cattolici osservanti, ad esempio in materia di aborto, divorzio e fecondazione assistita, ma mai dovrebbe prevaricare le opinioni altrui imponendo le proprie posizioni anche a chi cattolico non lo è.

Modificato da - angelo corvino il 24/01/2007 21:35:52

1953 E' evidente che l'Amico Corvino, è più attento alla letteratura scritta e parlata della Chiesa e sulla Chiesa, contrariamente a me che mi sono limitato a delle considerazioni meno approfondite,ma tuttavia, mi fa piacere che la filosofia di fondo è condivisa.
Solo su paio di cose vorrei andare oltre le considerazioni di Corvino, ossia,quando afferma che la Chiesa "dovrebbe dire ai propri fedeli come comportarsi" in materia di divorzio, aborto e fecondazione assistita.
Penso che la Chiesa debba limitarsi solo a "consigliare" i propri fedeli,non dire come comportarsi, specialmente in questioni così delicate e strettamente legate,direi "intimamente e imprescindibilmente" al singolo soggetto.
Tutte le questioni che attengono alla sfera emotiva, passionale, sentimentale, relazionale ect. devono essere lasciate in modo assoluto ed inequivocabile alla valutazione e scelta soggettiva.Nessuno ha il diritto di ingerire,perchè di ingerenza si tratterebbe oltrechè di presunzione,su questioni di tale portata che sono e devono restare di assoluto retaggio individuale.
saluti


1953

Modificato da - 1953 il 25/01/2007 11:21:26

1953 PICCOLE INTEGRAZIONI E CONSIDERAZIONI IN ORDINE ALLE PROBLEMATICHE PACS.

In questi gioni,in occasione delle discussioni parlamentari sui PACS,i media mandano in onda servizi e immagini di circostanza.
Appare subito evidente la faziosità di tali informazioni: intervistano coppie di omosessuali(sia donne che uomini)cercando di generare nella mente della gente che le discussioni in Parlamento sui PACS riguardano solo ed esclusivamente le ralazioni omosessuali.
ASSOLUTAMENTE FALSO!!
E' vero,vi sono anche tali relazioni,(le quali devono avere sicuramente gli stessi diritti di tutti posto che sono essere umani come tutti) ma la stragrande maggioranza invece riguarda coppie "normali" composte da Uomo e Donna(anche con bambini) che per loro scelta o altre ragioni di natura formale condividono la propria vita emotiva,sentimentale e di coppia.I media,non hanno mai intervistato e imposto in televisione alla gente situazioni di quest'ultimo tipo,vendendo,perciò, un prodotto non veritiero capzioso, fazioso e vergognosamente alterato.
saluti,

1953

amsorr Caro Angelo,
sui PASCS, condivido pienamente la tua ultima frase. Ma ti sei mai chiesto perché la Chiesa cattolica, così come altre chiese diventate religioni di stato, nonostante le affermazioni in contrario, ritiene più efficace, evidentemente per assicurare la propria sopravvivenza, far usare la legge dai suoi alleati politici piuttosto che faticare per convincere le sue pecorelle a seguire i suoi insegnamenti? Pensa che cosa direbbe del clero un Cristo che tornasse in terra.
Ciao,
Mario
P.S. Approfitto di questo spazio per chiederti se è vero che la lapide romana posta sulla fontana a Pratola è veramente sparita?

Modificato da - amsorr il 31/01/2007 16:48:58

Modificato da - amsorr il 01/02/2007 11:31:03

1953 Forse perchè nessuno seguirebbe tali insegnamenti, che insegnamenti in verità non sono, ma imposizioni autoritarie,le quali discendono,d'altro canto, da una organizzazione autoritaria con principi monarchici, cui si fa l'organizzazione eclesiastica storicamente parlando.

Se Cristo tornasse sulla terra faremmo tutti la fine di sodoma e gomorra e i rappresentanti della chiesa verrebbero trattati come quei commercianti al mercato le cui bancarelle furono strattonate perchè i prodotti che vendevano erano eccessivamente speculativi per sfamare la povera gente.
saluti,


1953

angelo corvino Intanto la CEI, e quindi Ruini, ha colpito ancora. L'altro giorno le agenzie hanno riportato delle dichiariazioni sulle quali vale la pena soffermarsi. Ruini ha preso posizione sui PACS ed ha esplicitamente detto che "è superflua una legge e che basta una modifica al codice civile". Ritengo che in questo "ingenuo" suggerimento ci siano elementi a dir poco allarmanti. Ruini, nelle funzioni di componente dello Stato del Vaticano "suggerisce" allo Stato italiano cosa deve o non deve fare. L'episodio ha diverse chiavi di lettura: se da una parte, può essere visto come l'espressione di un'opinione personale, per altro non richiesta, dall'altro suona come una indebita ingerenza nella vita legislativa di uno Stato estero, cosa quest'ultima ben più grave. A questo punto viene da chiedersi chi stesse rappresentando Ruini quando ha detto quelle cose. In ogni caso l'episodio è increscioso, è come se uno dei ministri della Repubblica italiana entrasse nel merito di decisioni della Santa Sede in merito all'organizzazione del clero. Cosa ne penserebbero le alte sfere del Vaticano?

angelo corvino Ciao Mario!
é un piacere leggerti, purtroppo non ho notizie dell'iscrizione di contrada Pratola.

1953 Forse Ruini non sa che per modificare il C.C. serve una legge!!come d'altro canto non sa che il C.C. è una legge!!
Le opinioni di un uomo politico o religioso espresse in pubblico,non sono mai personali,ma l'espressione di colui il quale rappresenta.
Quando il Papa espresse le opinioni su Maumetto,ancorchè affermò che erano a titolo personale,l'Islam le imputò alla Chiesa cattolica nel suo insieme.E ciò apparare ragionevole,il rappresentante di una organizzazione non deve mai parlare il pubblico per esprimere un'idea privata...deve avere il buon gusto e responsabilità di non farlo,perchè non è un uomo qualunque...se lo fa è perchè vuole esternare l'idea complessiva dell'organizzazione cui appartiene.E'come se il presidente degli stati uniti affermasse pubblicamente di avere il desiderio di dichiarare guerra all'europa sostenendo che però è un'idea a titolo personale.
Sulla sovranità degli stati,è da dire che questa è riconosciuta solo sulla carta,venendo sistematicamente violata,e per fare un esempio classico si vedano gli USA nei confronti della metà degli stati sovrani mondiali.

Perciò perchè stupirsi se Ruini "suggerisce" al nostro Parlamento cosa deve o non deve regolamentare:la cosa che stupirebbe e sarebbe gravissimo,invece,se il Parlamento accogliesse,in toto, tali "suggerimenti".
saluti,

1953

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