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R I V I S U A L I Z Z A     A R G O M E N T O
avvbell Se fosse colpevole (come io ritengo) meritava la conferma a 30 anni, se non altro per l'accanimento e la perseveranza in una condotta processuale non collaborativa ed inquinante. Se fosse innocente, la riduzione di pena a 16 anni suona come una beffa. Il classico pastrocchio che, nel tentativo di salvare capra e cavoli, si fa beffa della Giustizia.

Conosco di casi nei quali per cumuli di pena relativi ad una serie di truffe e ricettazioni sono stati comminati 24 anni di reclusione. Nel caso della Franzoni, nella peggiore delle ipotesi, la rivedremmo fra noi dopo 5/6 anni di reclusione (tra sconti,libertà anticipata, affidamento in prova, domiciliari etc.). Se ha davvero ucciso il figlio in quel modo (e lo ha ucciso) c'è da pensare.

Giuseppe Bellaroba.

Modificato da - avvbell il 28/04/2007 20:47:47

michele Caro Avvocato, concordo con te è il solito pasticcio all'italiana. E', forse, anche vero che questo caso più di ogni altro è stato e continuà ad essere più un caso mediatico più che giudiziario. Mi spiego. Quante volte Porta a Porta e Matrix hanno trattato il caso? Ho perso il conto. Tutto questo parlare non ha fatto altro che spaccare l'opinione pubblica e non solo su innocentisti e colpevolisti. Giudizio che indubbiamente non avrebbe dovuto intaccare quello della corte ma che secondo me in qualche modo, sia pur subdolo, si è insinuato. Certo è che la sentenza ha dell'incredibile: si riconoscono le attenuanti generiche, e non la semi-infermità mentale, sottilinenado poi che la Signora Franzoni soffre di nevrosi isterica.
Però prima di dare un giudizio definitivo sulla sentenza, a dir poco parodossale, aspetterei di leggere le motivazioni.

Michele Aucelli

1953 Non sono ne colpevolista ne innocentista.
Posso solo affermare che in un processo "indiziario",quindi senza la flagrante del reato,c'è,sussiste sempre un ragionevole dubbio di innocenza.Così la chiamano gli addetti ai lavori.La responsabilità,perciò, di reclutere un soggetto,nei casi di specie,ricade solo su chi ha emesso il verdetto e quindi ne risponderà alla storia e alla la sua coscenza.
saluti,

1953

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