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1953
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Posted - 29/05/2007 : 09:37:04
L'autoesclusione, da determinati contesti e a condizione di superficialità e poco stile del messaggio proposto, è apprezzabile perchè solleva alcuna utenza da imbarazzo, oltre a caratterizzarsi per il poco o scarso insegnamento o arricchimento per gli altri e pertanto perdita di tempo,con l'ulteriore aggravante di diffondere nell'"etere" cattivo gusto, generando, nel lettore non indigeno, un'idea negativa per tutta la c.d. Irpinia; Ergo, mossa intelligente...tutti ne trarranno beneficio in termini di immagine, prima su tutti l'Autoescluso. L'espiazione è un bel gesto e in quanto tale pregevole.D'altro canto potrebbero sin'anche mancare le leggerezze e i tormentoni di alcuna utenza...in fondo, è esecrabile un'esistenza piena di filosofeggiamenti sterili di alcun'altra utenza...cosa mai può insegnare la filosofia se non la noia ed affaticamento intellettivo??!! Evviva la leggerezza... crepi l'impegno la ragionevolezza e il buon gusto;tanta vita ai piccoli circoli di pochi e soliti buoni amici che sanno ostentare il buon vivere terreno, che sanno difendere e difendersi a drappello contro il nemico esterno. cari saluti, 1953 Modificato da - 1953 il 30/05/2007 13:43:58 |
paolop
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Posted - 29/05/2007 : 11:31:01
Grazie Vasco della Romagna e Avvocato per gli auguri. Spero di incontrarvi questo Agosto a Montecalvo.
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avvbell
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Posted - 29/05/2007 : 15:40:42
Non penso che esistano nemici esterni. Ognuno scrive ciò che più gli aggrada, come meglio gli aggrada, nel rispetto della decenza e della buona educazione. Personalmente mi adeguo alle situazioni ed all'umore, scrivo di urbanistica o di pilu a seconda di come mi sento, oltre che dell'interlocutore, naturalmente. Non ho pregiudizi o limiti e questo penso sia un grosso vantaggio. Quanto alla cerchia di amici, non ci vedo nulla di male se si proietta nel web ciò che un tempo era circoscritto al rapporto personale. I saluti ed i ricordi contribuiscono a tenere in vita i legami e gli affetti e sono proprio quelli da cui bisogna partire per ogni proficua iniziativa, compreso il forum. I filosofeggiamenti, per quanto da me non condivisi, saranno sicuramente ben accetti da altra parte dell'utenza, dato che il forum è piuttosto eterogeneo. D'altra parte anche io li leggo fino in fondo, se non altro per farmi un'idea o per esercizio di immedesimazione. Saluti a tutti.Giuseppe Bellaroba. |
MC
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Posted - 29/05/2007 : 23:32:02
Ritengo di dovere delle scuse ad Angelo Corvino, al quale, con la mia insipienza, credo di avere bruciato un argomento interessante. Per quanto possa sembrare strano, anch’io ho ereditato una buona educazione e il rispetto per le persone (magari eravamo solo meno eredi!). Cordialmente, Mario CORCETTO
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avvbell
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Posted - 30/05/2007 : 00:36:10
Gran brutta bestia il pregiudizio! Non c'è nulla di più antipatico che esprimere valutazioni sulle persone senza conoscerne il vissuto, magari solo per il sentito dire o per il nome che portano. Ognuno si tenga ben stretta la propria eredità. Io penso invece che si sia contribuito solo a rendere l'argomento meno noioso e comunque, vivaddio!, c'è sempre tempo e modo per rifarsi! Saluti a tutti. Giuseppe Bellaroba.
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MC
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66 Messaggi post. |
Posted - 30/05/2007 : 21:37:57
Ho aspettato un po’ nella speranza che l’Avvocato si rasserenasse. Non volevo aggiungere anche del mio alle ragioni della sua rabbia. Certo che deve essersela presa veramente a male! Da come ha reagito ho l’impressione che gli sia stato toccato qualche nervo scoperto. In verità, ho anche pensato che potesse avercela con me. Allora ho messo in funzione i miei due neuroni - uno purtroppo funziona pure male – e ho cercato di capire cosa potessi avere fatto o detto per indurlo a tanto livore. Però, per fortuna, le mie fedeli cellule mi hanno rassicurato, convincendomi che io non c’entro nulla. Ed è presto spiegato perché. Non ci conosciamo personalmente: e lui non dice male delle persone senza conoscerne il vissuto, magari solo per il sentito dire o per il nome che portano (il mio, peraltro, e sconosciuto ai più). Fa riferimento ad un frustrato con una insana voglia di rivincita: e io frustrato non sono e non ho voglia di alcuna rivincita (ho una bella famiglia, faccio un lavoro che ho scelto e che mi dà un sacco di soddisfazioni - peraltro svolto in un ambiente dove la signorilità è di casa – guadagno abbastanza per assicurare una vita più che decorosa ai miei cari; vivo in una delle città più belle del mondo, pur rimanendo, tutto sommato, vicino a Montecalvo dove posso tornare tutte le volte che voglio; ho amicizie sincere che durano da oltre quaranta anni). Non ho rancore nei confronti di chi tutto sommato si è arrangiato rimanendo al paesello, perché due mesi dopo la maturità già lavoravo con Mario PAPPANO (mi corregga DONNIE BRASCO se dico bugie) negli uffici della sua ditta, quindi se avessi voluto mi sarei acconciato anche io a casa mia; non ho mai chiesto nulla a nessuno, quindi nulla mi è stato negato; non ho mai rifiutato la mia disponibilità a nessun montecalvese che mi ha avvicinato per chiedermi qualcosa che ha a che vedere con il lavoro che faccio. Quindi, perché dovrebbe avercela con me? No, non si può riferire a me! Ma allora a chi? Suvvia, ce lo dica Lei, Avvocato. Sa, a volte il solo parlarne aiuta a star meglio. Lo posso ben dire, avendo io fatto esercizio di immedesimazione. Stia tranquillo che sapremo tenerlo per noi. Potrà scrivere quello che vuole, io non le risponderò più per non rischiare di contrariarla. Potrà usare anche la mia e-mail, se lo ritiene. Qualsiasi cosa pur di vederla sereno. Mi stia bene. Cordialmente, veramente cordialmente, Mario CORCETTO
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avvbell
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Posted - 30/05/2007 : 23:27:06
Eppure, scavando nell'inconscio (magari con l'aiuto di qualcuno competente) qualcosa verrà fuori... Magari qualche racconto di troppo sentito da piccolo su ricchi orchi ereditieri che mangiano i bambini dei poveri o qualche lettura sbagliata da adolescente (naturalmente mi riferisco ai volumi di Karl Marx non ai giornaletti erotici) ed ecco che il gioco è fatto! Nascono quei piccoli tarli che uno si porta avanti per tutta la vita, magari prendendosi una sbornia ogni tanto o facendo le corna agli automobilisti di passaggio. Ma no che non sono arrabbiato! E poi farmi passare per chi non ha di meglio da fare che dare del frustrato al prossimo non può che essere uno scherzo, così come uno scherzo è stato sicuramente parlare di "eredità" e "compromessi" due parole che nel mio lavoro ricorrono frequentemente ma che poco hanno a che fare con la mia vita. Ed io allo scherzo ci so stare, per questo continuo volentieri nell'esercizio. La email personale la userò solo quando (da buon montecalvese) si tratterà di chiedere la disponibilità su qualcosa di personale. Per il momento esprimo solo soddisfazione per il fatto che si stia tutti bene. Questo magari, col tempo, contribuisce a scacciare i fantasmi del passato ed a guarire. Per il resto se posso dare una mano, eccomi qua! Con affetto. Sincero affetto.Giuseppe Bellaroba. Modificato da - avvbell il 31/05/2007 00:38:56 |
1953
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Posted - 31/05/2007 : 12:02:23
Se mi è concesso vorrei fare qualche considerazione sulle "scaramucce" che si leggono nelle righe che precedono:perchè un soggetto responsabile quindi adulto e consapevole delle proprie scelte dovrebbe portare rancore, per l'appunto, sulle medesime proprie scelte? Anche se,aggiungo, tali scelte potrebbero essere state operate per necessità(esempio gli emigranti),e, quindi, da qui, forse che di presume il rancore!!?? Ammesso che il rancore possa avere queste origini,nei confronti di chi andrebbe manifestato,ammesso e non concesso che andrebbe manifestato?Non certamente nei confronti degli amici del forum!! o no ?cosa centrano quest'ultimi!!??ma nemmeno contro gli attuali Amministratori pubblici,come d'altro canto nemmeno nei confronti degli allora Amministratori!!!Penso che ogni atto e decisione che prendiamo nella nostra vita vada sempre e solamente imputata a noi stessi. saluti, 1953 Modificato da - 1953 il 31/05/2007 13:31:08 |
avvbell
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Posted - 31/05/2007 : 12:17:28
Mi associo e mi pongo gli stessi interrogativi, ai quali ne aggiungo un altro: perchè si deve presumere che la maggioranza delle persone che sono rimaste in paese lo abbiano fatto solo accettando compromessi o in forza di posizioni ereditarie? Conosco un sacco di persone che vivono onestamente, si sono fatte da sole e non hanno nulla da invidiare in fatto di voglia di lavorare e di rigore morale a chi ha scelto di vivere altrove. Ma penso che stiamo parlando un pò di aria fritta dato che è risaputo che le generalizzazioni lasciano il tempo che trovano. Magari se si tornasse all'argomento iniziale sarebbe contento pure Angelo Corvino. Saluti a tutti.Giuseppe Bellaroba. Modificato da - avvbell il 31/05/2007 12:36:42 |
1953
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Posted - 31/05/2007 : 13:51:43
Proprio d'aria fritta e presunzioni si tratta....E' probabile che ci sia qualcuno che riserva rancore per essere stato costretto, dalla sorte, a fare scelte obbligate, ma deve rivolgerlo a se stesso il rancore e nessun altro:condannare gli altri di "clientelismo" o di aver beneficiato di eredità immeritate non mitiga il rancore proprio, anzi....e poi il clientelismo,compromessi, ect.non è un male di montecalvo,queste, sono "virtù planetarie":dove c'è l'Uomo c'è compromesso, malaffare,clientelismo e tutto il resto..quindi come si vede la palla ritorna ad ognuno di noi,alla nostra etica e morale, a prescindere da dove si vive..le tentazioni ci sono dappertutto e,purtroppo, quasi tutti noi, spesso, ci facciamo tentare...;buttare fango sugli altri è liberatorio nei nostri confronti.(il poeta diceva :chi non può dare cattivo esempio dà buoni consigli). cari saluti,1953 |
avvbell
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Posted - 31/05/2007 : 13:58:52
Una volta tanto ci troviamo perfettamente d'accordo. Sottoscrivo il tuo post. Saluti a tutti.Giuseppe Bellaroba. |
angelo corvino
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Posted - 31/05/2007 : 14:15:49
Credo che, nonostante tutto, l'argomento sia interessante. Quanto meno restituisce lo spaccato di una società montecalvese, ma direi di tutto il sud in generale, che è sostanzialmente spaccata, divisa in tanti rivoli che stentano a trovare un punto comune che poi dovrebbe essere il senso della società civile, aldilà delle origini famigliari e della ruolo sociale. Prima di tutto dovremmo essere tutti cittadini di Montecalvo (parlo di Montecalvo per ovvie ragioni) e condividere gli spazi pubblici del nostro centro abitato ed anche le sorti economiche. Ma mi pare di capire che, nonostante si facciano tanti sforzi, le posizioni restino lontane per pregiudizi che si trascinano forse da secoli. L'altro giorno ho incontrato un professionista di un paese vicino al nostro che mi disse: noi ci illudiamo ma in realtà abbiamo lo status di liberti, nulla di più. A volte mi chiedo la contrapposizione sociale forte, aspra, con relazioni quasi a tenuta stagna da dove provenga. Voi cosa ne pensate? A me pare che manchi una condivisione di base. Non vorrei essere troppo forte in quello che dico, ma paradossalmente il senso di comunità al sud l'ho sperimentato solo sul luogo di immani tragedie. A San Giuliano di Puglia, come a Quindici nei centri di accoglienza degli sfollati si registrava una solidarietà vera (la percezione di essere davvero tutti nella stessa barca), possibile che, aldilà delle singole posizioni personali, il tutto debba essere valutato attraverso il filtro di esperienze passate?. E' possibile che i figli possano essere diversi dai padri e magari non condividerne certe scelte senza per forza doverli rinnegare? Credo che se la nostra società non sarà in grado di superare tutto questo, abbia poche possibilità di resistere e sopravvivere nelle dinamiche del terzo millennio. A volte sento parlare ed esprimere giudizi su persone basandosi sulle azioni neanche dei padri, ma addirittura dei nonni. Molti fanno appello alla Storia che dovrebbe dare il monito sugli errori collettivi, invece finisce per essere memoria delle divisioni e punto di partenza per acredini moderne.Modificato da - angelo corvino il 31/05/2007 14:32:36 |
avvbell
Utente
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213 Messaggi post. |
Posted - 01/06/2007 : 00:23:13
Eppure tra i ragazzi delle nuove generazioni non è più così marcata l'abitubine di rapportarsi al prossimo in termini "dinastici". I giovani si frequentano infischiandosene altamente di chi siano i genitori dell'amico o della fidanzata, spesso addirittura ignorandoli. E per converso anche l'attenzione morbosa che solo qualche generazione fa i genitori ponevano alla "casta" di appartenenza di chi frequentasse il/la proprio/a figliolo/a è un fenomeno circoscritto ormai a casi sporadici. Da un punto di vista squisitamente sociologico sarebbe interessante esaminare l'involuzione del fenomeno tutto meridionale della cd. "fuitina" o addirittura la scomparsa (anche per evidenti interventi normativi) del vero e proprio "ratto" muliebre, penosa abitudine tutt'altro che rispettosa della dignità femminile. E' da anni, per esempio, che non si sente in paese di coppiette che "se n'anno fuiute", semplicemente perchè non ne si avverte più la necessità: anche negli ambienti meno istruiti prevale la ragione ed ormai i genitori preferiscono evitare il muro contro muro che hanno sperimentato inutile se non addirittura controproducente. Visto che "gli storici del sociale" non mancano in questo forum, saprebbero dirci qualcosa in più sull'argomento? Un abbraccio.Giuseppe Bellaroba. |
amsorr
Moderatore
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Posted - 02/06/2007 : 17:19:24
Cari amici, mi piacerebbe tanto che il dibattito sulla questione della "fuitina" potesse essere sviluppata soprattutto dai residenti. L'Avv l'ha soltanto introdotta di passaggio ("en passant" scusate)e io posso partecipare al dibattito solo come ricostruttore di fatti e fenomeni da me conosciuti e una volta soggiacenti a quel costume socio-culturale decisamente primitivo. Comincio perciò da lontano, ma sempre da tempi sui quali io ho delle conoscenze personali o al massimo di seconda mano. Nell'anteguerra, ma chissà a partire da quando, e almeno sino a un quindicennio del dopoguerra, la divisione sociale di classe esistente in paese era la seguente: la popolazione era spaccata quasi razzisticamente tra appartenenti a famiglie definite di "dinta" e quelle di "fore"; e la spaccatura era marcata da un solco quasi invalicabile che impediva soprattutto i matrimoni misti. Due classi che avevano al loro interno delle sottoclassi, anch'esse più o meno segregate per ciò che riguardava i matrimoni misti. Più compatta all'apparenza, perché ritenuta "inferiore", era quella di "fore", i cui componenti venivano accomunati chiamandoli con un nomignolo che io, per loro rispetto, non ripeto qui. Tutti designati allo stesso modo, ma che di fatto si differenziavano, detto per semplicità, in contadini proprietari di terra e fittavoli di vasti poderi (spesso agiati) e in contadini non proprietari (mezzadri, fittavoli di piccoli appezzamenti spesso frammentati, braccianti, ecc.) Quelli di "dinta" erano più facilmenti distinti in famiglie di signori (i don , proprietari di latifondi spesso in semiabbandono, professionisti e insegnanti - i maestri) e in famiglie che non saprei se definire piccolissimi borghesi (proprietari di piccoli fondi dati in affitto, negozianti, mestieri, ecc.). Esistevano di conseguenza tre classi e due solchi sociali che le separavano soprattutto nelle alleanze matrimoniali. Le "fuitine" tentavano appunto di valicare questi solchi e mettevano a rischio soprattutto le ragazze che vi partecipavano o vi erano fatte partecipare. Del resto, l'inimiciazia tra le famiglie costrette a confrontarsi a causa delle "fuitina" dei loro rampolli rimaneva lo stesso vivace per anni dopo il matrimonio riparatore. Questo stato di cose andò migliorando con le iniziative di apertura delle famiglie dei signori in difficoltà economiche verso i rampolli o le rampolle dei contadini possidenti(spesso più ricchi dei signori dei quali i primi magari in passato erano stati massari - amministratori di latifondi dei secondi). Più chiusi alle aperture verso quelli di "fore" rimanevano i piccoli borghesi (specialmente i piccolissimi) di "dinta", i quali provavano un vero terrore se venivano posti di fronte alla prospetiva di doversi vedere girare un giorno per casa contadine o contadini imparentati. Poi le barriere sono quasi cadute, credo in conseguenza della emigrazione massiccia e anche del rimescolamento avutosi tra le classi sociali sia al Sud che nell'intero nostro Paese. A 'sto punto mi fermo, ma chiedo delle cose al caro amico Avv. che è secondo me per professione ma anche per bravura di osservatore l'Autorità in questo campo. Niente più "fuitine": bene. Ma siamo sicuri che non siano state sostituite da altre forme a cui si ricorre per imporre "stati di fatto" a cui rimediare con il matrimonio? Perché io credo che a Montecalvo esistano ancora delle barriere sociali tra le famiglie. Come dappertutto, del resto. Però io non vivo presso di voi e vorrei che qualcuno ne parlasse. Grazie, M. Sorrentino Modificato da - amsorr il 02/06/2007 17:24:19
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avvbell
Utente
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213 Messaggi post. |
Posted - 03/06/2007 : 10:26:44
Caro Mario, secondo me oggi le divisioni sociali a Montecalvo non sono più basate sulla astratta classe di appartenenza o meglio sulla possidenza economica reale quanto sulla "cultura astratta", intesa quest'ultima come realizzazione potenziale. Mi spiego meglio: se una ragazza frequenta un giovane del luogo la prima cosa che i genitori vanno a guardare è se quel giovane "ha studiato", ossia se ha le carte in regola per crearsi un avvenire, piuttosto che se provenga da "una buona famiglia". Naturalmente lo studio non vuol dire per forza di cose aver conseguito una laurea, spesso basta un diploma o semplicemente una lavoro cd. "pulito" vale a dire ove la manualità sia ridotta al minimo a vantaggio delle funzioni intellettive. In altri termini, a mio modo di vedere, oggi le classi sociali sono più ancorate al concetto di "stabilità della ricchezza" che non alla ricchezza vera e propria ed in questa ottica sta meglio chi ha le risorse potenziali ed intellettive per garantire un futuro al medesimo livello. A ciò si aggiunga che le storiche famiglie dei benestanti montecalvesi si sono imborghesite anch'esse, vuoi per la endemica decadenza economica del contesto, vuoi per la standardizzazione del tenore e della qualità della vita in paese: in atre parole sia il benestante che l'operaio si ritrovano a bere la stessa birra nello stesso bar (se non altro perchè non vi è alternativa!), senza possibilità per il primo di "manifestare" la propria ricchezza con prerogative esclusive. Gli status simbols di qualche anno fa non sono più tali perchè alla portata di tutti anche grazie alle diffuse forme di finanziamento che consentono anche a chi "non potrebbe permetterselo" di sfoggiare auto di grossa cilindrata, esibire il telefonino alla moda etc. In attesa che anche nel nostro contesto vengano a determinarsi nuovi elementi di differenziazione che già albergano nelle realtà cittadine (n.d.r.: questo, naturalmente, non è un augurio!), a fare la differenza non rimane, come dicevo, che la CULTURA! Per riportarsi all'argomento delle "fuitine", è vero quanto osservato dall'ottimo prof.Mario, nel senso che oggi il fenomeno ha solo subito una metamorfosi rimanendone inalterati i presupposti. Ad esempio sono sempre frequenti i casi di "gravidanze indesiderate" (meglio sarebbe dire "inaspettate") tra giovanissimi che trovano la loro "naturale" coronazione nel matrimonio: non esiste nelle nostre zone il concetto del riconoscimento del bambino (con l'assunzione delle relative responsabilità) disancorato dalla creazione di una famiglia. Eppure non sarebbe socialmente riprovevole mantenere un figlio senza legarsi ad una donna (o ad un uomo) che non si ama. Non è da escludere che in questi casi prevalga l'egoistica paura di dover abbandonare il paese perchè altrimenti destinati alla solitudine ed alla relegazione sociale (quantomeno sotto il punto di vista di un nuovo legame sentimentale): in questa prospettiva noi montecalvesi non siamo mai stati molto coraggiosi e spesso interpretiamo il bivio di S.Vito come le moderne colonne d'Ercole. Mi riprometto di riprendere l'argomento. Per l'intanto saluto tutti molto cordialmente.Giuseppe Bellaroba. Modificato da - avvbell il 03/06/2007 11:38:11 |
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