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vanni
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 Posted - 17/10/2007 : 17:33:07
tema assai arduo e di profonda riflessione.
da sempre anche nella mia famiglia si parla di eutanasia, e due questioni importanti emergono nei nostri discorsi
il primo è la questione morale: è giusto far soffrire chi è in condizioni di vita disumane o in stato vegetativo?
la seconda: pensando a un membro della nostra famiglia in tali condizioni gli altri membri cosa intendono fare?nella discussione si evince un vero e proprio dilemma,ma in maniera univoca è emerso che
se una persona quando era viva e stava bene ha espresso il desiderio e la volonta di voler morire tutti abbiamo concordato che era giusto staccare la spina;
ma se questa volontà non viene espressa, tutti piu o meno siamo diventati egoisti, forse anche sbagliando, ma abbiamo ritenuto che non bisognava farlo,
pensando proprio ad un membro della nostra famiglia. si entra anche in una visione laica e cristiana della ruolo dell'eutanasia... cosa ne pensate?
http://www.alanidelmiscano.it Modificato da - vanni il 17/10/2007 17:41:23 |
MC
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66 Messaggi post. |
Posted - 17/10/2007 : 18:34:29
La questione è delicata proprio perché ha tante implicazioni etiche, religiose e sociali. Forse, caro Vanni, il modo giusto di rapportarsi alla problematica è proprio quello da te indicato: cercare di calarsi nelle situazioni concrete e provare ad immedesimarsi in chi vive un calvario del genere per un congiunto. Solo cercando di esaminare la cosa dal punto di vista di una madre o di un padre di fronte al figlio un coma irreversibile, si può evitare di liquidare la questione con qualche sbrigativa affermazione di principio. Io personalmente sarei a favore dell’eutanasia, ma, sinceramente non so cosa farei se dovessi veramente decidere per una persona a me cara. Allora, secondo me, mai come in questo caso, l’onere della scelta dovrebbe ricadere sullo Stato. Bisognerebbe che fosse approvata una legge seria, improntata a criteri rigorosamente laici, che metta i sanitari nella condizione di decidere, secondo scienza e coscienza, quale comportamento adottare di fronte a determinate situazioni, espressamente codificate, e nel rigoroso rispetto un protocollo rigidamente fissato a priori. Solo la scelta di donare gli organi, in mancanza di indicazioni precise dell’ammalato, la lascerei come onere ai familiari. Ma solo dopo le decisioni dei sanitari (non vorrei, cioè, che la possibilità di espiantare gli organi condizionasse la scelta del collegio medico chiamato a decidere!).
Saluti, Mario CORCETTO
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paolop
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Posted - 17/10/2007 : 20:10:19
Son a favore del rispetto della vita in ogni forma ma assolutamente contrario all'accanimento terapeutico, vale a dire a tenere in vita a tutti i costi un essere vivente, andando molto oltre natura.
Bisogna andarci molto cauti con una eventuale legge a riguardo.
Il caso dell'eutanasia si avvicina di molto, dal punto di vista etico a quello dell'aborto.
Credo in ambedue i casi che sia l'aborto che l'eutanasia devono avvenire solo in casi particolari di matematica assenza di speranza da parte del feto (gravi malformazioni) e della persona malata (malattie gravi, inguaribili, molto debilitanti e dolorose).
Bisognerebbe analizzare, come detto, caso per caso e non affidarsi ad un genereco protocollo medico-legale.http://musicjazzvideos.com/category/montecalvo-irpino
http://www.armoniamusicale.com |
MC
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Posted - 17/10/2007 : 21:38:55
Concordo pienamente sul valore della vita anche se, non va dimenticato, anche la dignità dell’ammalato e le sofferenze dei familiari sono valori da tenere nella giusta considerazione.
Secondo me la materia dev’essere affrontata per legge, non per imporre nulla a nessuno ma per rispettare, appunto, la legittima volontà di chiunque: di chi vuole avvalersene e di chi no. Non è più tollerabile, secondo me, l’attuale vuoto normativo che ha posto problemi come quello del caso Welby: risolto all’italiana maniera, ponendo problemi in chiunque abbia preso parte in qualsiasi modo alla vicenda. E la norma non può che essere posta prescindendo da questioni di carattere religioso che, in ogni caso, devono rimanere prerogativa delle coscienze dei singoli a cui sempre risale la responsabilità delle azioni poste in essere. La vita, quella che sboccia e quella che si spegne, è un valore etico universalmente riconosciuto, e non credo che da questo si voglia prescindere anche con un approccio laico alla delicata materia.
Per quanto riguarda il protocollo sanitario, io non lo vedo come un freddo canovaccio da seguire pedissequamente nell’affrontare un caso delicato, quanto come uno strumento di garanzia per l’ammalato, prima di tutto, ma anche per i medici stessi.
Sull’accanimento terapeutico sono d’accordo con Paolop, anche alla luce della considerazione che il tenere in vita una persona che non ha nessuna speranza di ripresa autonoma delle funzioni vitali ha un costo. So, invece, che alcuni trattamenti antitumorali, per persone che hanno una speranza di vita concreta, hanno un costo non sostenuto dal SSN e non sempre alla portata di tutte le tasche. Ergo…
Saluti a tutti.
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paolop
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Posted - 17/10/2007 : 22:41:08
E' il caso della Somatostina della "Cura DiBella" che costava e costa circa 1000 al mese al malato!http://musicjazzvideos.com/category/montecalvo-irpino
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joe
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316 Messaggi post. |
Posted - 20/10/2007 : 19:54:49
Ciao a tutti sapete anche a me capita spesso di pensare all'eutanasia......ci penso quando mi capita di vedere in televisione persone che non sono piu' in grado di fare le cose piu' normali tipo lavarsi le mani,giocare con i propri figli,accompagnarli a scuola,andare al cinema in parole povere VIVERE, dopo aver fatto tutto questo prima che la malattia li aggredisse..........in quel caso secondo me hanno tutto il diritto di poter scegliere anche perchè non siamo noi che stiamo su un letto senza neanche poterci muovere.
Invece nel caso del coma irreversibile penso che io non riuscirei mai a staccare la spina.....forse perchè spererei sempre in un miracolo.
un salutone a tutti AntonellaModificato da - JOE il 20/10/2007 19:55:27 |
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EUTANASIA A FAVORE O CONTRO?
