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 Licantropi e Streghe
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1953
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Italy
271 Posts
Posted - 02/11/2006 :  15:12:05  Visualizza profilo  Rispondi con commento
Visto il periodo,il precedente argomento.. ed il fatto che queste storie seducono parecchi lettori, si aggiunga anche il fatto che abbiamo bisogno spesso di esorcizzare la vita reale,concreta,della quotidianità sulla quale ci sarebbe da scrivere tonnellate di cose.
Tuttavia, buttiamoci sul " leggero " e raccontiamo il surreale, appreso dai nostri avi.
Voglio mandare in "onda" una storia(fatto) che mi raccontava mio nonno e poi i miei genitori:L'oggetto è il Lupo Mannaro (lupupumpinaro)detto in dialetto ci sarebbe da "fantasticare" sopra!!Questo è il racconto:il tutto avveniva di sera semibuio,dopo cena, mentre si arrostivano le castagne davanti al caminetto(periodo fine anni 50 inizio 60,perciò potete immaginare,in qualche Casa ancora non vi era l'energia elettrica,ergo, sterio TV e o robe simili non esistevano,o ad appannaggio di pochi,perciò il tempo si ammazzava con i racconti dell'horror... e altro;Il cerimoniale era sempre lo stesso:il nonno esordiva vi racconto una storia sul lupo mannaro(pare raccontata a lui da suo nonno e così via..),ovvero,diceva che c'erano due loro conoscenti,marito e moglie,contadini,la cui moglie pare fosse ossessionata dal lupo mannaro,la quale, a suo dire, avrebbe visto questo essere mostruoso con le sembianze di un lupo e che non sapeva chi fosse e come difendersi da tale mostro;Una conoscente di questa contadina avrebbe consigliato la stessa dicendole che quando avvistasse tale mostro era semplice difendersi,era sufficiente che buttasse tra i denti del mostro qualsiasi straccio avesse a portata di mano:questo fatto avrebbe distratto il mostro(lupo mannaro) perchè avrebbe preso a morsi lo straccio e pertanto lei poteva fuggire.
Detto fatto,il consiglio fu bene accetto:lo scenario dove avvenne l'incontro,tra la Contadina e Lupo Mannaro, era estivo in campagna la sera tardi dopo le 10 di sera(allora pare che lavorassero sino a tarda sera per la raccolta del grano),stava lavorando vicino ad un govone di grano quando senti il lamento tipico di un cane lupo;spaventatissima dalla sua ossessione,si arrampicò sul govone di grano, pare fosse di circa 5\6 metri di altezza, quasi terrorizzata da ciò che stava vedendo con i suoi occhi:si trattava proprio di quel mostro del Lupo Mannaro...improvvisamente si ricordò del consiglio ricevuto dalla sua conoscente,si tolse la camicetta rossa e la buttò tra i denti del mostro,il quale cominciò a morderla ed allontanarsi da lei grugnendo e morsicando la camicetta;approfittando di questo fatto lei scappò terrorizzata e si rinchiuse in casa.
Andò a letto e tremante aspettava il rientro del marito,il quale non si capisce bene dove fosse andato nel frattempo(i mariti quando servono non ci sono mai!!).Si apprestò a raccontare tutto al marito,ma lui un po scettico, cerco di consolarla e lei per sfinimento di addormentò tra le sue braccia.
La mattina seguente,all'alba,con i primi raggi del sole, la contadina si sveglio..si accorse che era ancora avvolta dalle braccia del marito:questo fatto la faceva sentire protetta e coccolata...girandosi verso il marito si accorse che dormiva come un angioletto,quando all'improviso il dormiente marito spalancò la bocca sbadigliando,fu proprio in quell'istante che si accorse che tra i denti del marito c'erano ancora dei pezzettini della sua camicetta rossa che aveva buttato,quando era sul govone di grano la sera prima,tra i denti del Lupo Mannaro il quale lupo si era allontanato dal govone di grano permettendo a lei fuga.
Potete immaginare i brividi e il terrore della donna alla consapevolezza che era proprio suo marito il Lupo Mannaro di cui era terrorizzata e che per una cattiva sorte e maleficio subiva la metamorfosi trasformandosi in quell'essere abominevole;stessi brividi correvano nelle nostre schiene quando il nonno concludeva dicendo:vide tra i denti del marito pezzettini di....
Sarà vero..sarà solo fantasia...i nonni erano molto severi e solenni nel raccontare questi fatti.
Ognuno tragga ciò che vuole trarre.
saluti,

PS: è verosimile che i nostri nonni proprio perchè non avevano altre distrazioni serali??!!....,fantasticassero:lo facevano con molta maetria e sapienza nonchè con capacità narrativa e con richezza di dettagli e colpi di scena da suscitare invidia agli attuali autori di film dell'horror.
1953

Modificato da - 1953 il 03/11/2006 11:15:27


Scrivi Un Messaggio Privato 1953
Utente


Italy
271 Messaggi post.
Posted - 03/11/2006 :  12:13:41  Visualizza il profilo  Rispondi con commento
adesso ho capito..
grazie nonno!!!

1953Vai in cima alla pagina


Scrivi Un Messaggio Privato amsorr
Moderatore



154 Messaggi post.
Posted - 03/11/2006 :  19:01:10  Visualizza il profilo  Visita la Homepage di amsorr  Rispondi con commento
Caro 1953,
Bello il racconto sul Lupo mannaro (Lu Lupu Pumpinaru). Non so se Angelomaria Siciliano, il nostro poeta e curatore del nostro folclore di cui raccoglie specialmente "li ****i", conosce o meno questa versione della favola. Sarebbe importante che tu riferissi proprio per lui con più precisione il nome del narratore e l'epoca del racconto.
Il Lupo Mannaro è un motivo narrativo folclorico molto diffuso, specialmente al Meridione, e non solo. Lo ha raccontato anche Pirandello nelle sue novelle(riprendendolo dalla raccolta di favole siciliane del Pitré)e anche lui si rifà
alla versione in cui il lupo alla fine si rivela essere il marito.
Le raccolte folcloriche sono state da molto tempo sottoposte ad analisi e studi da parte di antropologi studiosi delle sopravvivenze mitiche nel folclore, da studiosi dei "luoghi" letterari(detti in senso tecnico "topoi") che si ripetono nella letteratura, ma secondo me quelli che ne hanno svelato i significati più profondi sono stati gli psicanalisti, a cominciare da Freud e Jung.
Permetti perciò che da apprendista psicanalista quale ora mi sento io abbozzi qui di seguito un'analisi del tuo racconto, isolando in esso soltanto tre elementi:
Primo. Il consiglio della donna di esperienza alla giovane inesperta su come affrontare il mostro.
Secondo. La scalata del covone alto tre metri.
Terzo. La camicetta rossa.
Tutto il racconto può riassumersi così, assumendo il piano dei significati velati dai simboli. La donna esperta rassicura la giovane dicendole che quel brutto mostro (l'uomo nell'atto sessuale )può essere tenuto a bada facilmente: basta sacrificare qualcosa di estrinseco (esterno) al proprio corpo, una cosa come una stoffa. Il mostro divorerà la stoffa e la giovane non subirà altri danni se non quella perdita.
La giovane anticipa con l'immaginazione l'incontro con il mostro e vede la parte più importante dell'altro sesso come un enorme covone (e qui per la giustezza dell'analisi bisogna ricordare la simbologia fallica associata a campanili, torri, colonne, ecc.). Lei si arrampica sul covone e da lassù sacrifica la sua camicetta rossa, spogliandosene (chiaramente la camicetta rappresenta la verginità, il color rosso il sangue che si perde nell'atto di sverginamento e lo spogliarsi è l'atto più importante per segnalare la propria disponibilità a fare sesso).
Il racconto ha un lieto fine: il mostro si rivela essere una figura familiare, una persona che non si può temere; il marito. L'uomo è visto mentre dorme, chiaramente nel riposo appagato del "post coitum". Qualcosa è rimasto tra i suoi denti a ricordo di quella paura superata. E la donna sa ormai che in quell'incontro-scontro che è il rapporto sessuale non si viene divorati dal mostro, come la sua inesperienza le faceva temere.
Un'ultima nota. Tra il piano della realtà e quello simbolico non vi è mai una corrispondenza perfetta, perché il camuffamento simbolico (qui mutuato dal mondo contadino)deve soltanto alludere alla verità in modo spesso indecifrabile per i non esperti, perchè essa non può essere detta con parole ritenute troppo brutali, come in questo caso, o inopportune, come quando si cerca di educare i bambini con le favole...
Ciao.

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Scrivi Un Messaggio Privato 1953
Utente


Italy
271 Messaggi post.
Posted - 06/11/2006 :  09:09:09  Visualizza il profilo  Rispondi con commento
Caro Sorrentino,
mi inchinio a cotanta sapienza e interpretazione simbolica cui sei giunto sul mio racconto:appare evidente il tocco sapiente dello studioso e storico.
Come hai potuto osservare,invece,la mia conclusione sulla vicenda era parecchio più elementare senza scomodare parapsicologia e subconscio.Avevo dato una lettura di tipo classico,tipicamente dovuta alle circostanze storiche cui,questa,come tante altre storie simili,si sviluppavano, dovuto forse, anche alla eccessiva ingenuità della gente e a tanto tempo cui dedicare alla narrativa popolare.Tant'è,che questi fatti hanno avuto una proliferazione,nell'ambito popolare, a partire dal medio evo sino ai secoli doro,passando per il rinascimento sino all'illuminismo per arrivare alla contemporaneità,anche, se,nella evoluta Germania di fine ottocento credevano ancora alle streghe.Oggi,penso,che nelle società più evolute e avanzate questo tipo di fatti vengono considerasti per quello che sono: fantasticherie;dovuto anche al fatto che gli uomini moderni sono sempre più scettici e abbisognano ,per ogni fatto e accodimento,di prove scentifiche!!
E' verosimile, che tutte queste vicende popolari,abbiano una attinenza e spiegazione d'origine sessuale,associando fantasticherie,fatti e cose a rappresentazioni falliche;d'altro canto il padre della psicoanalisi ci ha insegnato parecchio al riguardo,il quale, riconduceva ogni azione umana all'eterno e onnipresente problema sussuale.
Sarebbe interessante conoscere la opinione al riguardo dell'amico Siciliano proprio perchè cultore e studioso delle vicende popolari di si fatta natura.
Il contesto temporale e gli autori di tale storie,l'amico Siciliano ne ha la piena consapevolezza,perchè conosce bene i mie genitori nonni e avi.
saluti,

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